Ieri sera, mentre il nostro giornale andava in stampa, si attendeva soltanto l’annuncio ufficiale della formazione del nuovo governo israeliano, il quarto guidato dal leader del partito Likud Benyamin Netanyahu. Un annuncio sul filo di lana, a poche ore dalla scadenza dei 30 giorni più 15 di incarico che il capo dello stato Reuven Rivlin aveva affidato al vincitore del voto del 17 marzo. Le trattative sono state difficili oltre ogni previsione. Da non credere che si tiene conto che le elezioni Netanyahu le aveva vinte con largo vantaggio sul principale avversario, il leader laburista e della lista Campo Sionista Yitzhak Herzog, e a spese del resto della destra, penalizzate dall’appello al “voto utile” lanciato dal Likud. Il governo nasce peraltro in condizioni di debolezza, visto che può contare alla Knesset su una maggioranza di appena 61 seggi su 120.

Il momento più critico si è avuto a inizio settimana quando l’ex ministro degli esteri e capo del partito nazionalista Yisrael Beitenu, Avigdor Lieberman, ha scelto di andare all’opposizione in aperta polemica con gli accordi che il primo ministro aveva siglato con due partiti ultraortodossi, Shas e Lista Unita della Torah. Il passo indietro di Lieberman è stato devastante per Netanyahu, perchè ha esposto il Likud alle estorsioni politiche di Casa Ebraica (il partito dei coloni israeliani) divenuto all’improvviso decisivo per la nascita del nuovo governo. Il leader di Casa Ebraica, Naftali Bennett, che già aveva ottenuto ministeri di rilievo, ha preteso e ottenuto anche quello della giustizia che sarà guidato dalla giovane deputata Aleyet Shaked, nota per la sua faccia d’angelo e le sue proposte di legge gradite all’estrema destra. Obiettivo di Casa Ebraica, oltre ad un nuova massiccia campagna di colonizzazione, sarà quello di imporre cambiamenti nei criteri per la nomina dei giudici della Corte Suprema, organo dello Stato che ritiene poco disposto a favorire il sionismo ultranazionalista. Il Likud da parte sua afferma che Shaked non si occuperà della nomina dei giudici civili e di quelli rabbinici. Farà parte della coalizione anche Kalanu, la destra sociale rappresentata da Moshe Kahlon. All’inizio della prossima settimana la Knesset discuterà la fiducia al nuovo esecutivo.

In casa palestinese nessuno si fa illusioni sul nuovo governo Netanyahu e il maggior peso di Casa Ebraica nella coalizione annuncia nuove politiche in appoggio ai coloni israeliani. Ieri attivisti di Ataret Cohanim, una organizzazione dei coloni che agisce nel settore arabo di Gerusalemme, ha occupato tre appartamenti in cui vivevano 15 membri della famiglia palestinese Abu Nab nel quartiere di Silwan. Dal settembre 2014 a oggi, secondo l’agenzia