L’invasione russa dell’Ucraina ha stimolato una forte visibilità mediatica di questo paese, che aveva cominciato a ricevere una certa attenzione soltanto negli ultimi 15-20 anni, a causa dei suoi crescenti contrasti con la Russia. Nonostante questo, l’Ucraina era rimasta sostanzialmente ignota alla maggior parte degli italiani, che spesso stentavano a distinguerla dal grande paese vicino, cosa che invece era molto facile con i paesi baltici e con altre repubbliche nate dalla framentazione dell’unione Sovietica.
Negli ultimi mesi, sia in Italia che all’estero sono usciti numerosi libri sulla guerra in atto e molti altri vengono pubblicati con ritmo febbrile, quindi il lettore ha soltanto l’imbarazzo della scelta. Anche il fumetto, sempre più attento ai temi storici, ci permette di conoscere la storia di questo paese, mettendo in luce anche eventi non direttamente connessi alla guerra, ma imprescindibili per chi voglia conoscere il paese in questione.

Stiamo parlando di Le vent des libertaires, che ripercorre la vita di Nestor Makhno (1886-1934), l’anarchico ucraino che combatté con uguale fermezza l’impero zarista e il nascente movimento bolscevico capeggiato da Lenin. La storia, già pubblicata in due albi (2019 e 2020), è stata riproposta recentemente in versione integrale (Les Humanoïdes Associés, 2021). Il volume è uscito pochi mesi prima che la benemerita casa editrice riportasse in vita Métal Hurlant, la leggendaria rivista fondata nel 1974 da Dionnet, Druillet, Farkas e Moebius.

Opera evocativa e potente, Le vent des libertaires è stata realizzata da Philippe Thirault (soggetto e sceneggiatura) e da Roberto Zaghi (disegni), entrambi noti a chi segue la nona arte. Al primo si devono numerose serie interessanti, fra le quali La fille du Yukon (tre volumi, Dupuis, 2005-2007) e Retour sur Belzagor (2 volumi, Les Humanoïdes Associés, 2017). Roberto Zaghi è apprezzato dagli appassionati italiani per la sua collaborazione con l’editore Bonelli, per il quale ha realizzato numerose storie di Julia, Nathan Never e altri personaggi.

Ma torniamo all’albo che ci interessa. I disegni sono gradevoli e stimolanti, colorati in modo impeccabile, i dialoghi sono stringati e incisivi. La gamma cromatica, giocata prevalentemente sui toni caldi del marrone, del rosso e del grigio, si sposa perfettamente con i toni aspri e drammatici della storia.

Una storia romanzata, come chiarisce l’articolo finale che correda il volume, dove Yves Frémion (autore di vari libri sui movimenti rivoluzionari) sintetizza la biografia di Nestor Makhno. Nei suoi scritti il contadino libertario ucraino usa anche termini che possono generare degli equivoci, come comunismo e soviet, ma in un’accezione completamente diversa da quella dei bolscevichi: il suo obiettivo è una vera democrazia diretta. Tanto è vero che quando entra in contatto con gli anarchici spagnoli li mette in guardia: «Che la calamità comunista-bolscevica russa non possa prendere piede sul suolo rivoluzionario di Spagna!».
Viene perciò da sorridere se si pensa che oggi, un secolo dopo, qualcuno si ostina a confondere anarchici e comunisti… Chi volesse approfondire la conoscenza del suo pensiero può leggere L’anarchisme et notre époque (L’Esprit du Temps, 2021), una bella antologia di scritti curata da Lucile Pelletier.

L’opera rivoluzionaria di Makhno si sviluppa nei primi anni Venti del secolo scorso, alternata a vari flashback che lo ritraggono in Francia, dove trascorre da esule gli ultimi anni.
La sua vita, neanche cinquant’anni vissuti nel modo più intenso e pericoloso, ha il fascino delle storie brevi, generose, sincere, condannate alla sconfitta ma destinate a lasciare una testimonianza importante. Non solo, ma anche a ricordarci che esiste una differenza sostanziale fra chi si batte contro un potere oppressivo nel nome di una vera libertà e chi vuole abbattere questo potere per instautarne un altro non meno oppressivo. Nestor Makhno l’aveva capito e aveva scelto di stare fra i primi.

Infine, è il caso di sottolineare che la pubblicazione di Le vent des libertaires non ha niente a che fare con la scoperta strumentale e tardiva della cultura ucraina innescata dalla guerra in atto. Il fumetto ha un valore che prescinde dall’attualità e non può essere usato come arma di pressione politica, né un popolo può aspettare una guerra perché il resto del mondo si interessi alle sue espressioni culturali.