Trivellati alle spalle. Molto azzeccato il titolo di prima pagina con cui il manifesto ha riferito del via libera da parte del governo al progetto di «Ombrina» contro il quale da anni gli abruzzesi manifestano in massa e si sono schierati tutti gli enti locali, le organizzazioni di categoria, la stessa Regione. Gli abruzzesi hanno espresso la loro opposizione con due enormi manifestazioni che hanno visto decine di migliaia di partecipanti a Pescara nell’aprile 2013 e Lanciano lo scorso 23 maggio.

A queste campagne contro la “petrolizzazione” del nostro mare e del nostro territorio il centrosinistra e il Pd hanno sempre partecipato attaccando quotidianamente la precedente giunta regionale guidata dal centrodestra accusandola di scarso impegno ambientalista.
Credo che non si possa eludere un bilancio politico: è indiscutibile che con il centrodestra al governo della Regione e del paese ottenemmo lo stop a «Ombrina» (decreto Prestigiacomo) e precedentemente il presidente Gianni Chiodi, che non era certo un ambientalista, ottenne da Berlusconi lo stop nel 2008 alla realizzazione del Centro Oli dell’Eni a Ortona, battaglia che aveva segnato la nascita del movimento in Abruzzo. Invece con il voto del Pd – che manifestava al nostro fianco con tanto di gonfaloni, sindaci, assessori, consiglieri regionali e parlamentari – abbiamo registrato una sfilza di provvedimenti legislativi a favore delle compagnie petrolifere e un rilancio della famigerata «strategia energetica nazionale» fondato sull’espropriazione di competenze a Regioni e enti locali, livelli rispetto ai quali è più facile esercitare la pressione popolare.

Si è cominciato con il decreto Passera approvato durante il governo Monti con ampia maggioranza bipartisan e si è andati avanti sulla stessa strada con i governi Letta e Renzi fino allo Sblocca Italia e alle proposte di modifica della Costituzione. Il candidato presidente del Pd, D’Alfonso, un anno fa con grande disonestà intellettuale in campagna elettorale raccontò che avrebbe bloccato gli «ufo» pur sapendo che il suo partito avrebbe fatto il contrario. E infatti dalla manifestazione di Lanciano D’Alfonso si è tenuto ben lontano, nonostante il suo arcinoto presenzialismo, perché sapeva come sarebbe andata a finire.

Dunque non c’è nulla di estremista o settario nel prendere atto che il Pd si è comportato assai peggio di Berlusconi e il governatore D’Alfonso peggio del suo predecessore Chiodi. C’è da ragionare sul perché un centrodestra completamente estraneo a qualsiasi sensibilità ambientalista sia stato più permeabile del Pd che nella sua classe dirigente, tra iscritti ed elettori, certo ha radici diverse.

Aiuta a comprenderlo la biografia di personaggi come il renziano Chicco Testa che da leader di Legambiente negli anni ’80 ce lo siamo ritrovati, sostenitore del nucleare e lobbista delle compagnie petrolifere, ospite della Gruber a parlare a favore di «Ombrina» nel mentre era stipendiato dalla società proponente Medoil! Per non parlare dell’ambientalismo ormai al cloroformio di Ermete Realacci. Mentre la vecchia destra si è dovuta preoccupare della mobilitazione popolare e in qualche modo tenerne conto (come su pensioni, articolo 18 e tante altre cose), la nuova destra dei centrosinistri va dritta come un bulldozer confidando che le proprie ramificazioni nell’associazionismo, nell’informazione, nel potere locale e soprattutto lo spauracchio di Salvini comunque gli conserveranno il “voto utile” di tanto popolo di sinistra.

Una prima considerazione si può trarre da questa storia: questi non sono il “meno peggio”. Bisogna trattarli male come trattavamo male gli esponenti berlusconiani. Senza nessuno sconto. Al Pd bisogna far capire che non funzionerà il gioco delle tre carte: presidenti e sindaci contro e governo a favore, con il terzo che vince sempre. Questo non implica che non dobbiamo esigere che Regioni, province e comuni facciano la propria parte con i ricorsi e qualsiasi altro strumento compreso quello referendario. Ci mancherebbe. Lo devono fare perché è loro dovere farlo avendo preso questo impegno con gli elettori dei loro territori, dalla Puglia all’Abruzzo. Il Pd non può pensare di cavarsela con la schizofrenia istituzionale dei suoi esponenti che sfilano con i cittadini sul territorio e in parlamento trivellano alle spalle.
*Prc – L’Altra Europa con Tsipras