Leggendo il fondo pubblicato ieri su queste colonne, dal titolo “Vittoria Alata”, mi è venuto subito da pensare che in Italia tutti, persino le persone più insospettabili come Giuseppe Di Lello, possono a volte cadere nella tentazione della faziosità e della tifoseria.
Berlusconi e le sue vicende per vent’anni hanno animato dibattiti e discussioni, nei talk show televisivi quanto nei bar sotto casa, dividendo di fatto l’Italia più o meno in due. Come in una partita di calcio. Ma qui non parliamo di calcio e ci sono ruoli, primi fra tutti quelli istituzionali, che obbligano a resistere alla tentazione della tifoseria di parte. Così, almeno ho voluto intendere io la Presidenza della Giunta per le Elezioni del Senato: come rispetto verso le Istituzioni e per i compiti ai quali, come Giunta, siamo chiamati. Per questo, il mio proposito continuerà ad essere quello di tenere fuori dal mio ruolo e da quel luogo mere logiche di appartenenza politica e di seguire piuttosto la strada del rigore e del merito.
Quale Presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato, ho innanzitutto il dovere istituzionale di garantire il rispetto delle regole e del principio di legalità. In questo senso vi è un apposito Regolamento per la verifica dei poteri del 1992, che impone determinate procedure, anche a garanzia degli interessati, affinché il Senato possa deliberare la decadenza di un suo componente, ai sensi dell’art. 66 della Costituzione. È mio dovere farle rispettare. Non c’è quindi nessuna recondita volontà di allungare i tempi. Anzi, la discussione sulla verifica delle elezioni in Molise che è stata avviata in Giunta, ci facilita i compiti anche sul fronte dei tempi di pronunciamento sulla eleggibilità, poiché il senatore Berlusconi risulta eletto in quella regione. Quanto al Comitato inquirente, non è mia una invenzione, ma una possibilità prevista dal Regolamento, in genere proposto dal relatore e non dal Presidente.
Mi permetto, inoltre, di ascrivere anche al sottoscritto il fatto che la Giunta, poco dopo la sua costituzione, sin dalla seduta dell’11 luglio, abbia iniziato a occuparsi dei ricorsi sull’ineleggibilità del senatore Berlusconi. E che lo abbia fatto andando nel merito della questione, in discontinuità con quanto fatto nelle precedenti legislature nelle quali la questione relativa alla eleggibilità dell’on. Berlusconi era stata licenziata nello spazio di poche battute.
Infine, ma questo è argomento di ieri sera, sono stato credo il primo a porre immediatamente la questione della decadenza di Berlusconi per «incandidabilità sopravvenuta», già a seguito della lettura del dispositivo della Cassazione, ai sensi del decreto anticorruzione del 2012. Una “nuova” fattispecie, per la quale il Regolamento prevede lo stesso iter per la eleggibilità: proposta del relatore, voto, pronunciamento della Giunta a cui, se deciderà per la decadenza, seguirà una procedura di contestazione, nella quale l’interessato potrà difendersi. Dopodiché la Giunta si riunirà in Camera di Consiglio e deciderà cosa proporre all’Aula, dove si potrà procedere col voto segreto, se solo 20 senatori ne faranno richiesta. Queste sono le procedure previste dal Regolamento. Le regole, e questo deve valere evidentemente per tutti, vanno sempre rispettate. Anche in questo caso.

* Presidente della Giunta per le autorizzazioni del Senato