Non c’è più nessuno che pensa di risolvere il problema dei rifiuti urbani aprendo nuove discariche. Tranne che a Roma. Dove si è deciso di inaugurare la nuova stagione politica di Zingaretti e Marino scaricando montagne d’immondizia (300 tonnellate al giorno) in un’area verde sul margine meridionale del territorio comunale, una bella zona agreste che si chiama Falcognana, rimasta finora sostanzialmente integra e incontaminata. Dove in un raggio di pochi km si contano diversi insediamenti umani, antichi borghi cresciuti su se stessi, piccoli quartieri, frazioni di comuni contigui e perfino il santuario più amato dai romani, quello del Divino Amore. E dove sorgono aziende che allevano pecore e producono caciotte, ricotte e pecorino, dove miracolosamente cresce ancora il grano e si coltivano frutteti e dove addirittura si stagliano allegri e allineati lunghi filari di vitigni prestigiosi, le cui uve vanno a comporre uno dei vini romani di assoluta eccellenza, il Fiorano.
Ebbene, da oggi quest’angolo così amabile e delicato verrà giorno dopo giorno danneggiato, incrinato irrimediabilmente nei suoi equilibri ambientali, progressivamente avvelenato nel suolo, nelle falde e nell’aria e infine ucciso. È avvilente assistere a questa scelleratezza. Caparbiamente voluta dalle nuove amministrazioni di centrosinistra, in Regione e al Comune, su cui si erano riposte attese e speranze. E contro cui sta montando la collera sociale, laggiù sulla via Ardeatina, e il disincanto deluso nel resto della città. Blocchi stradali, sit-in, cortei si susseguono e si teme il peggio quando i primi camion, nei prossimi giorni, cominceranno a scaricare. Neanche Francesco Totti, schieratissimo con la gente di Falcognana, è riuscito a fermare il presidente Zingaretti, il sindaco Marino, l’ennesimo commissario di governo Sottile e il tremolante ministro Orlando. E davvero ci si chiede perché mai solo a Roma caparbiamente si continui con queste politiche così devastanti e obsolete, soprattutto dopo la catastrofica esperienza di Malagrotta, diventata nel tempo il più esteso e velenoso bacino di raccolta del continente.
Per decenni, nel centrosinistra come nel centrodestra, si è insistito con le discariche, senza approntare strumenti e impianti che smaltissero i rifiuti in modo pulito e redditizio. Oggi si dichiara che verrà avviato un programma di trattamento e riciclo, e tuttavia si apre una nuova discarica, quando la raccolta si potrebbe totalmente trasferire dove sanno già come manipolarla e riutilizzarla. Come sta positivamente facendo il Comune di Napoli. Costerebbe perfino meno, affidare ad altri, in Italia o all’estero, i rifiuti romani. E nel frattempo attrezzare un ciclo finalmente in grado di gestire e valorizzare la risorsa rifiuti. Senza continuare a danneggiare la salute e sporcare il territorio. Il futuro, a Roma come dappertutto, è sempre più fondato sulla salvaguardia del territorio piuttosto che sul suo consumo. Questo reiterare modelli di sfruttamento della natura, ormai arcaici e patetici, ci allontana da quel futuro e c’inchioda a stili di vita superati e nocivi. Lo stanno capendo in molti. A quanto pare, non tutti.