Luce della mia tenebra (Nulla Die, pp. 178, euro 15), di Massimo Triolo, è un romanzo particolare che segue in certo senso le precedenti pubblicazioni dell’autore di cui, sia le poesie che gli esperimenti narrativi, risentono di una ricerca autoptica delle emozioni umane. Anche qui, come nel suo Innocenza e altre deviazioni, i personaggi letterari si scontrano con il proprio lato in ombra, una oscurità retrattile che appunto consente di scandagliare la più ampia complessità personale.

La caratteristica che accomuna infatti le scelte di Triolo si avvita sulla sofferenza, incisa e intrisa di esigenze estetiche e conflitti etico-politici. È il caso della comparsa di Andrea che conosciamo già nelle prime righe del romanzo e che, facendo ingresso nella Pieve, incontra Luna che non rivedeva da tre anni; entrambi reduci da esperienze difficili e perigliosi viatici esistentivi che vanno dal dolore psichico alla autodistruttività, diagnosi impietose ma anche trattamenti terapeutici che vanno a scontrarsi con i vissuti biografici. Hanno però sempre dalla loro parte una serie non comune di postulazioni del mondo, cominciando dal citare interi passi di Stirner nelle più varie conversazioni fino al pallino per i capolavori di Bresson. Maggiore è tuttavia l’erudizione della voce narrante, che rappresenta nel descrivere i suoi personaggi una dotta sequela di nomi, libri, film e accadimenti.

Si incrociano in questa intenzione le luci, che sono molte a dispetto del titolo del romanzo, di una tenebra estesa e imponderabile, una tenebra che elenca dosi di stupefacenti e stagioni di un amore che non si consuma nella sessualità. A trattenerne l’esondazione sono proprio le luci che attraversano le numerose “catene di pensieri” scambiati. Sono esse congetture al pari degli incontri successivi di Andrea che sembra attorniarsi costantemente di una stessa donna, Anna quindi è simile a Luna nel suo avvoltolarsi ai monologhi interiori, anche lei è rappresa dentro un vortice immaginifico sostenuto da pesanti letture, da Nietzsche a Girard o Antonioni. Le poesie che inframezzano il libro fanno parte di questa litania ininterrotta.

Il protagonista Andrea ha un carattere analitico e introspettivo, così ciò che non riesce a spiegare consciamente lo reclama nei sogni, sono vasti anch’essi come la tenebra, rendendosi conto a volte che lo scacco della condizione umana è déjà vu di qualcosa che non è riuscito a comprendere, o che fa troppo male se tenuto sempre intero dinanzi alla coscienza. Cadute e risvegli sembrano allora le bussole per leggere Luce della mia tenebra.