Luogo di transito, viaggio e movimento per antonomasia, un aeroporto – quello di Atene-Ellinikon – è il protagonista di Tripoli Cancelled di Naeem Mohaiemen, presentato nel focus sul viaggio del TFF.Doc. Dismesso nel 2001, l’ex aeroporto della capitale greca diventa però nel film di Mohaiemen il simbolo dell’immobilità, della prigionia del suo protagonista senza nome (Vassilis Koukalanis), che si aggira al suo interno giorno dopo giorno, sempre solo in questo microcosmo abbandonato. Quell’uomo, recitano le didascalie conclusive del film, non è il padre del regista – anche se la storia è ispirata a lui, che nel 1977 si ritrovò bloccato per giorni all’aeroporto di Atene dopo aver perso il proprio passaporto a Delhi. Nel protagonista senza nome, e nel non-luogo che lo imprigiona senza sbarre né muri come nell’Angelo sterminatore, confluiscono piuttosto le direttrici di tante storie e condizioni esistenziali: quella dei migranti che passano, o restano prigionieri a migliaia in Grecia per esempio – non a caso l’aeroporto dismesso di Atene è in parte occupato da un affollato campo di rifugiati siriani.

Ma è anche il luogo in cui si consuma la simbolica disfatta greca dato che – come spiega Koukalanis – la Troika ne ha imposto la cessione a una società di Abu Dhabi che ne dovrebbe fare: «Una distesa di centri commerciali, piazze, residenze private. La distruzione dell’aeroporto segna così la fine di un’epoca».

Tutti i giorni, il protagonista legge al figlio lontano dei passaggi del suo libro preferito: La collina dei conigli di Richard Adams, l’avventura di un gruppo di conigli in cerca di una nuova casa dopo che la loro è stata distrutta. «I conigli sono come noi», dice l’uomo al figlio assente: «Nella tana stanno al caldo e al sicuro, mentre fuori ci sono i mostri». In qualche modo intrappolato in una tana del coniglio di un mondo capovolto come Alice nel paese delle meraviglie, al protagonista non resta che aggirarsi per l’aeroporto – tra valigie abbandonate, manichini con le divise della Olympic Airlines e display con l’orario di decollo di voli partiti ormai da anni.

E una sorta di Wonderland è anche quella in cui vivono le due protagoniste di uno dei doc presentati nel concorso internazionale di TFF.Doc: The Genius and the Opera Singer di Vanessa Stockley. Newyorchesi nate e cresciute, Ruth e Jessica (madre e figlia) vivono nel piccolo mondo parallelo della loro casa, straripante di cimeli del passato di Ruth, che da giovane è stata una cantante lirica e continua, a oltre 90anni, a prendere lezioni di canto. A intrappolare madre e figlia non è però l’ appartamento che condividono, quanto un «malfunzionamento» mai risolto del loro rapporto: Jessica rimprovera infatti a Ruth di non essersi mai presa cura di lei perché sempre troppo occupata da se stessa. E ora che è il suo turno di occuparsi della madre anziana, vive nell’illusione di poter sciogliere i nodi della sua infanzia e giovinezza – nella quale questa dinamica a due di odio e profondo amore è destinata a tenerla prigioniera per sempre.