La provincia grigia e benestante di Londra, la scuola dei bambini dietro l’angolo, una grande casa piena di comfort e un marito con un lavoro remunerativo.
Tara (ma il suo nome lo scopriremo solo a metà film: prima è solo l’«amore» e la «mamma» di qualcuno) non ne può più della superficie scintillante di una vita perfetta: «You’ve got it made», ce l’hai fatta ad avere tutto quello che gli altri desiderano, le dice la madre sorpresa dalla sua insofferenza. Ma per Tara (Gemma Arterton) ogni piccolo particolare della sua routine da giovanissima casalinga ( trent’anni, già due figli e una vita che scorre sempre identica a se stessa) è diventato un peso insostenibile: sogna Parigi, l’arte, le strade affollate e le occasioni perdute.

The Escape di Dominic Savage è una variazione in terra britannica di questo dilemma universale e senza tempo: le pareti di una casa amorevole che si stringono su una donna come le mura di una cella. E proprio per questo una storia ad alto rischio cliché a cui The Escape fa fatica a sottrarsi: a partire dalla stessa fuga che dà il titolo al film – naturalmente a Parigi e che si conclude tra le braccia di un fotografo francese tombeur de femmes. Il film si affida così ai volti dei suoi bravi protagonisti – oltre a Gemma Arterton Dominic Cooper nei panni del marito Mark – che molto più della storia sanno portare le tracce dell’indeterminatezza e del dolore represso.