Chi produce il cibo che mangiamo ogni giorno? Quali sono le logiche economiche e del lavoro dietro la produzione ortofrutticola europea e italiana? Da queste due semplici, ma determinanti, domande, parte il libro Sfruttamento e Resistenze. Migrazioni e agricoltura in Europa, Italia, Piana del Sele (pp. 136, euro 13) pubblicato da ombre corte e scritto da Gennaro Avallone, ricercatore di sociologia all’Università degli studi di Salerno.

MIGRAZIONI, catene globali, agricoltura intensiva. Soprattutto, si parla di lavoro vivo, delle migliaia di persone implicate in un processo produttivo in cui lo sfruttamento e la sofferenza definiscono un intero settore e la profittabilità della produzione di cibo a basso costo prevale sopra le vite umane. La ricchezza di questo libro si trova precisamente lì, nel fatto che Avallone rompe i tradizionali schemi dell’accademia per diventare un altoparlante dei protagonisti grazie a una ricerca svolta in modo costante, persino con carattere etnografico, lungo un periodo di circa cinque anni. Così, questo innovativo saggio, anche se contiene una profonda analisi politica e strutturale della configurazione del lavoro agricolo in Europa e in Italia, potrebbe considerarsi un manifesto, una chiamata contro un’ingiustizia che ogni giorno coinvolge migliaia di persone silenziate dall’indifferenza delle istituzioni.
Leggendo il libro si potrà capire come le campagne europee (soprattutto nel Sud) siano entrate nel neoliberalismo, diventando fabbriche di prodotti freschi incastrate in larghe catene globali. Questo processo ha orientato la produzione verso l’esportazione ai paesi del centro del mondo, però ha anche beneficato del consumo crescente della popolazione nazionale che, progressivamente, è fuggita dalle campagne verso le città.

I CAMPI SONO DIVENUTI industrie e la produzione, prima di tipo contadino e familiare, si è trasformata in fordista, richiedendo l’esistenza di un esercito di riserva di lavoratori sempre più numeroso per comprimere il prezzo del lavoro al limite. Dove trovarlo? L’equazione tra le necessità produttive e la mancanza di manodopera nei campi sempre più interessati dall’esodo rurale è stata risolta dal capitale, e dagli Stati, spingendo la crescente mobilità delle persone migranti della periferia globale verso il lavoro agricolo.

NUMEROSE ENCLAVE agricole si sono, così, sviluppate e internazionalizzate grazie al doppio processo di capitalizzazione produttiva e creazione dell’esercito di riserva migrante. Per illustrare questo macro contesto il libro scende all’ambito locale, per raccontarci come un’enclave agricola tradizionale quale la Piana del Sele, in provincia di Salerno, sia diventata il primo produttore di quarta gamma in Italia. Di fronte alle storie di successo, che glorificano i produttori come imprenditori che, grazie alla loro intelligenza e al loro sforzo, sono diventati ricchi, il libro di Avallone mette l’accento sui veri protagonisti: Paramjit, Omar, Neculai, gli operai agricoli migranti sul cui sfruttamento si è basata la trasformazione del settore.
Sfruttamento e Resistenze racconta la vita degli invisibili, persone nascoste a causa delle leggi sull’immigrazione, dei nuovi proletari del XXI secolo: una popolazione straniera senza il cui lavoro non esisterebbe il famoso made in Italy, di cui però pochi parlano. Una vita monetizzata dove lo Stato omette la sua condizione di «sociale», per essere presente solo mediante la polizia, per ricordare a questi lavoratori che le leggi sull’immigrazione si applicano per chi non è docile e non si sommette al capitale. Come il nome stesso del libro ci indica, si parla anche di resistenze, di persone con una dignità stoica, di progetti personali per potere fuggire da questa durissima realtà. Sfruttamento e Resistenze ci ricorda che il cibo viene prodotto da persone reali, con loro storie dure. Dietro ogni cavolfiore, foglia di rucola, pomodoro o melone che mangiamo, c’è stata una persona attiva impiegata in un lavoro faticoso, rigoroso e sottopagato grazie alla complicità dello Stato e dell’Unione Europea.

UN LIBRO FONDAMENTALE, dunque, non solo per chi è interessato allo studio dell’agricoltura o delle migrazioni, ma anche per chi vuole conoscere, grazie a una narrativa fresca e differente, una realtà che coinvolge una società intera alimentata grazie a una flagrante ingiustizia.