Nella mia agenda, gli indizi di futuro migliore
Calendario 2017 La prima scadenza importante della mia agenda 2017 è in data 14 GENNAIO: a Palermo celebriamo il compleanno – il 95mo – di Nicola Cipolla. La sua storia coincide con […]
Calendario 2017 La prima scadenza importante della mia agenda 2017 è in data 14 GENNAIO: a Palermo celebriamo il compleanno – il 95mo – di Nicola Cipolla. La sua storia coincide con […]
La prima scadenza importante della mia agenda 2017 è in data 14 GENNAIO: a Palermo celebriamo il compleanno – il 95mo – di Nicola Cipolla. La sua storia coincide con quella delle grandi lotte per la terra in Sicilia; e testimonia il prezzo che fu necessario pagare per strappare la riforma agraria più avanzata d’Italia: 36 dirigenti sindacali ammazzati fra ’46 e ’47. Ricordando Cipolla, Emanuele Macaluso ha scritto:«Il suo impegno – durato fino all’ultimo giorno della sua vita – è la politica come io l’intendo».
Ecco: il 2017 potremmo dire che è stato questo: una serie di tentativi per ridare questo senso alla politica.
Non è un caso che al giorno 18 DI GENNAIO della mia agenda trovo l’inizio di un convegno internazionale che dura una intera settimana, e sarà affollato da migliaia di ragazzi, dedicato nientemeno che al comunismo: «Comunismo 17». La parola circola di nuovo! Anche fuori dall’Italia, come testimonia la data 24 GENNAIO: sono all’Università di Aix en Provence dove gli studenti mi hanno invitato a parlare più o meno della stessa cosa.
Nel ripercorrere i miei appuntamenti voglio parlare solo del “bene”, vale a dire di dove ho trovato qualche indizio di futuro migliore perlomeno del presente se non – sarebbe chiedere troppo – del passato. Del male non serve parlare, di quello tutti sanno tutto. Al punto che ai più piace persino ripetersi che non c’è più niente che si possa fare per arrivare a un meglio.
Su alcuni appuntamenti collettivi vado di corsa perché tutti sanno di che si tratta. Li cito solo perché segnano il 2017 e impegneranno molti di noi, spero, ben oltre il 2018: Rimini 27 febbraio, 1° congresso di Sinistra Italiana.
Il 24, pochi giorni dopo, un bel tuffo nel passato: al Palazzo Ducale di Genova una straordinaria mostra sul ’68, allestita dagli stessi protagonisti genovesi di quella stagione (tutti i gruppi della nuova sinistra), ognuno dei quali ha offerto i materiali conservati a casa: volantini, poster, foto, ritagli di giornale (il manifesto ovviamente domina). Più deludente, francamente, il dibattito conclusivo tenuto da Negri, Viale e me. (Cena finale: senza neppure dircelo, automaticamente, arrivati al ristorante prescelto, quelli di Lotta Continua si siedono allo stesso tavolo, così quelli di Potop e così quelli de Il Manifesto. Evviva, divisi ieri oggi e per sempre!) Migliaia di studenti della città sono però andati a visitare la mostra e ne sono rimasti – ci dice chi li ha accompagnati – entusiasti.
2 FEBBRAIO scenario cambiatissimo: sono in Molise, a Termoli, dove da tempo vado a presentare ogni libro che scrivo (questa volta Manuale antiretorico dell’Ue), sempre affollatissime iniziative promosse da un singolare gruppo di lavoro: il mensile La Fonte, direttore don Antonio, parroco di Bonefro; don Silvio, parroco a Termoli; don Michele a Campobasso; qualche comunista anomalo: fra loro Giovanni Di Stasi, già presidente della regione e ex sindaco di Casacalende, e perciò Famiano Crucianelli che è di quel paese e adesso si occupa in queste terre di creare distretti biologici.
A Bonefro, che è un paesino in cima a una collina poco distante da Termoli, inauguro un piccolo museo dedicato a Tina Modotti, allestito dentro un convento. E’ il risultato di una incredibile sorpresa: l’ha curato, grazie a don Antonio, Christiane Barkhausen, una compagna tedesca affascinata da questa leggendaria comunista friulana vissuta in Messico e poi combattente nella guerra di Spagna. Christiane è da anni venuta a vivere in Molise ed è stata nientemeno (io non lo sapevo) la traduttrice dell’edizione tedesca del mio libro Alla scoperta del mondo.
Anticipo quanto trovo nell’agenda molti mesi dopo, il 7 e l’8 ottobre, perché richiama riflessioni analoghe a quelle di Termoli: sono a Castel Gandolfo, ospite della residenza estiva del Papa, per la prima riunione di un piccolo comitato cristiani-marxisti che prepara insieme una summer school che si terrà dal 1° all’8 settembre nell’isola greca di Syros.
Promotori di questo comune progetto, per la nostra parte Transform , la rete emanazione della Sinistra europea (infatti con me ci sono compagni di altri paesi Ue), per i cristiani l’Università dei Focolarini. C’è anche mons.Zani, il vescovo segretario della Congregazione per l’educazione del Vaticano, e cioè il suo ministro dell’istruzione.
Due straordinari giorni di discussione. Sono proprio gli stessi nei quali il manifesto distribuisce il libro con i discorsi tenuti da Bergoglio in occasione dei tre incontri con i movimenti (molti gli stessi con cui ci siamo riuniti a Porto Alegre per i Forum Sociali Mondiali). U
n reciproco interesse fra cristiani e marxisti si era verificato anche in passato, in particolare in Italia, soprattutto per via del Concilio Vaticano II; e però ora c’è un salto di qualità. Lo riassumerei con una frase rivolta da Papa Francesco ai partecipanti: la carità è importante ma ci vuole la politica. Vale a dire la lotta.
8 MARZO: un po’ di vecchiarde, fra cui io, dal presidente Mattarella per la Giornata della donna. C’è anche Lidia Menapace, che una cronista della Rai presenta come “ex partigiana”, ma lei insorge e dice «No, scusi, io sono ancora partigiana». Brava.
Nella pagina del 3 APRILE trovo scritto “Santa Foca”: sono lì coi ragazzi accampati attorno al luogo da cui stanno deportando, fasciati come esseri umani feriti, gli ulivi più antichi d’Italia, per far posto ad un inutile oleodotto.
I compagni di Sinistra Italiana di Lecce mi fanno anche fare un comizio sull’argomento nel piazzale dell’Università (non ero più abituata ai microfoni all’aria aperta). Bene o male? Malissimo per l’assassinio degli alberi, ma bene che l’ecologia sia oramai diventata movimento di lotta dura.
8-11 MAGGIO Siracusa: Sabir, il nome della lingua che da secoli i pescatori del Mediterraneo di ambedue le sponde usano per capirsi, e ora intitola il festival che cento associazioni del sud e del nord promuovono ogni anno per tentare di porre fine al crimine del secolo, l’assassinio dei migranti. Questo sì è un male atroce di cui non si intravede la fine.
Il 18 MAGGIO “il Brancaccio”. Siedo vicino a D’Alema. Non mi capitava da 25 anni. Miguel Gotor, deputato della sinistra Pd, cerca di intervenire, ma molti lo fischiano e zittiscono. Dire che il centro sinistra è morto vuol dire non parlare più con chiunque sia ancora nel Pd? La perplessità dura comunque poco: prima di quanto avessi mai sperato, sia D’Alema che Gotor sono usciti da quel partito: finalmente l’equivoco su cui era nato l’ha fatto scoppiare.
Devo saltare i giorni che pur segnalano tanti fatti importanti di questo 2017. Non posso portar via troppo spazio.
Mi fermo dunque su quelli in cui ho vissuto cose inusuali, i viaggi in Cina e in Russia, su cui ho comunque già scritto molto su questo giornale.
Quello in Cina, a Chengdu, per il congresso internazionale di Slow Food, mi ha fatto capire che quel paese è assai meno omologato di quanto si dica: proprio sulla politica verso le campagne c’è un dibattito acceso, e un inizio di presa di coscienza dei guasti – umani ed ecologici – della forzata industrializzazione.
A Mosca per il centenario dell’ottobre, verifico invece quanto i russi siano tutt’ora fieri di quella rivoluzione, consapevoli che sia pur con tutti i guai che ha prodotto il tentativo di costruire il socialismo, senza quell’azzardo il corso della storia sarebbe stato diverso e ben peggiore. La Cina sarebbe stata un povero paese asiatico, o forse sarebbe addirittura stata distrutta dalle bombe atomiche del generale Mc Carthy; un enorme pezzo di mondo, quello coloniale, non avrebbe avuto modo di fare il proprio ingresso sulla scena politica.
Se questo sacrosanto orgoglio è stato deviato da Putin in uno sciovinismo che gli ha purtroppo dato tanto potere è colpa, come sempre, dell’arroganza occidentale. Che ha creduto di poter spostargli impunemente le armi nucleari della Nato fin sotto il naso.
Anche qui, tuttavia, la riflessione politica è più articolata di quanto noi pensiamo. E il centenario ha fatto bene anche a noi: la mia agenda è piena di iniziative che riguardano l’ “ottobre”; e meno male, erano secoli che ce l’eravamo scordato.
Salto a una data importante, il 3 DICEMBRE, qui a Roma, assemblea costitutiva di Liberi e Uguali. A riguardo non ci sono segnalazioni precedenti sulla mia agenda, salvo l’assemblea romana del 25 novembre, perché alla costruzione di questa aggregazione/lista elettorale non ho partecipato in prima persona, mi sono solo affidata ai dirigenti del partito cui sono iscritta, Sinistra Italiana. (Non lo dico per scaricare le responsabilità per tutto quello che non va come dovrebbe, a cominciare dalla quasi-sparizione del “Brancaccio”, perché è assai probabile che non avrei potuto fare meglio, il percorso so bene esser stato difficilissimo). All’Eur ci ritroviamo in tanti negli scorsi decenni divisi. “Anche tu qui? ” “Sì, anche io”. In fondo siamo contenti.
Mi ritrovo per l’ennesima volta seduta vicino a D’Alema. E vicino a quegli stessi compagni che pochi mesi fa avevano abbandonato il congresso costitutivo di Sinistra italiana. «Ma come, vicino a D’Alema?» Sì, se si è convinto che il Pd era un pericoloso pasticcio e che Renzi non è piovuto dal cielo ma dalla fatale parabola conseguente a quella scelta, sono contenta.
So che fra noi si sono scavate differenze importanti, che forse non supereremo più. Ma non abbiamo dato vita ad un partito, ci battiamo semplicemente insieme per costituire, in un momento di pericolo per la democrazia, un presidio dentro il prossimo parlamento, capace di ridare senso e chiarezza all’agire politico.
Astenersi, così regalando ai grillini un altro po’ di disprezzo per la politica e le istituzioni (perché così, con buona pace dei compagni che la propongono, verrebbe interpretata)?
Oppure scegliere, come Rifondazione, una protesta elementare che rinnega proprio la ricca complessità del pensiero comunista di cui pure rivendicano la rappresentanza? Davvero no.
Quanto ho visto nel corso del 2017 mi ha convinto che nonostante tutto possiamo osare di più.
Leggi le lettere arrivate nel 2018 dalla lista Potere al popolo.
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