Negli ultimi tempi, forse come reazione alla segregazione – che portava a immaginare migrazioni dal chiuso delle proprie stanze – e poi magari in ragione di uno sfogo, di una proiezione dentro i luoghi riconquistati; sono comparsi nei cataloghi delle etichette discografiche e sugli scaffali dei negozi specializzati decine e decine di dischi di kraut-rock e space-rock, molti di più di quelli che fisiologicamente vengono pubblicati ogni anno. Come una volontà, da parte dei musicisti, di abitare nuovi spazi, ecosistemi sedimentati da flanger aperti, spalancati; overdrive connessi tramite cavi ad alta percentuale d’argento al modello di Interstellar Overdrive; riverberi, delay,...