Gli scienziati hanno descritto come «una sequenza di luce infinita» e una «cinepresa cosmica» le immagini dell’anello di fotoni rilevate dalla rete di radiotelescopi Event Horizon. Nora N. Khan e Andrea Bellini, curatori della Biennale de l’Image en Mouvement al Centre d’Art Contemporain di Ginevra, (visitabile fino al 16 maggio) hanno fatto proprie quelle suggestioni, declinandole in ambito artistico. A Cosmic Movie Camera è il titolo dell’esposizione che raccoglie le opere di quindici artisti che indagano le forme dell’immagine in movimento, sempre più performative e integrate con dispositivi come chatbot, intelligenza artificiale generativa e digital imaging. Dispositivi che determinano una radicale trasformazione del reale, con significative ricadute sul piano economico e politico.

La video installazione Empty Rider di Laurence Lek è emblematica a questo proposito. Nato a Francoforte da genitori malesi-cinesi nel 1982, Lek ha trascorso gli anni formativi nel sud-est asiatico, tra Hong Kong e a Singapore progettando scenari futuribili. In Empty Rider mette in scena un processo giudiziario contro Vanguard 3181, un’auto senziente a guida autonoma che ha sequestrato e ucciso il suo passeggero, il fondatore della Farsight Corporation, il conglomerato tecnologico che l’ha progettata. Il video è esaminato attraverso tre prospettive, l’accusa, l’auto e il terapista dell’auto che cerca di scagionarla, giustificandola dicendo che i suoi errori sono dovuti al fatto che è una tecnologia da perfezionare. Empty Rider pecca di semplicità ma solleva domande sulla responsabilità e le conseguenze dell’utilizzo delle auto a guida autonoma. Sottolinea inoltre il vuoto legislativo e i rischi di disinformazione derivanti dalla diffusione dell’intelligenza artificiale, oltre ai pregiudizi razziali e di genere che può generare.

Emmanuel Van der Auwera nell’installazione Videosculpture XXX (The Gospel) presenta un montaggio di testi e immagini create con intelligenza artificiale generativa, riguardanti la vita di un uomo che lavora in una miniera di terre rare in Cina, frammenti di conversazioni amorose tra Van der Auwera e Caryn AI, chatbot che replica la personalità dell’influencer Caryn Marjorie, e da algoritmi di deep learning utilizzati in zone di guerra. Il cortocircuito semantico che l’artista mette in scena è perfettamente credibile, e si rimane sorpresi quando si legge che è tutto creato artificialmente.

ANCHE il collettivo messicano Interspecific si serve di algoritmi di deep learning per reinventare le tassonomie degli esseri viventi, nella video installazione Codex Virtualis_Emergence 0.1. I Forma Fantasma con Ore Streams indagano invece il riciclo dei rifiuti elettronici per suggerire un uso più responsabile delle risorse minerarie. Estremamente emozionante è l’installazione multischermi Postscript: After Everything is Extracted di Basel Abbas e Ruanne Abou-Rahme, basata sulle testimonianze di persone che hanno vissuto esperienze di violenza, perdita e migrazione forzata. Le storie raccolte dagli artisti in Palestina, Iraq, Siria e Yemen, nello spazio reale e digitale, sono declinate in canti, performance ed espressioni di protesta. Sono testimonianze di una memoria e una storia collettiva che rivendica il diritto all’autodeterminazione politica e alla convivenza.

LE OPERE raccolte in A Cosmic Movie Camera rendono evidente l’inarrestabile sviluppo delle tecnologie, e mostrano quanto stiano riconfigurando il nostro rapporto con il reale. Pur nella loro diversità suggeriscono domande e riflessioni su scenari presenti e futuri in cui l’umano e il postumano si integrano e contaminano vicendevolmente. Scenari che suscitano perplessità e riflessioni da attuare in tutti i campi del sapere.