La Basilicata, il «Texas d’Italia», dove si trova il giacimento di petrolio su terra ferma più ricco d’Europa, ha da oltre 30 anni un rapporto a dir poco controverso con l’oro nero. Se royalties e posti di lavoro sono una sorta di manna dal cielo per le istituzioni, non mancano le preoccupazioni sugli impatti ambientali e sulla salute.
Un recentissimo rapporto congiunto realizzato dalle Ong Source International e Re:Common sembrano confermare che in Val d’Agri, l’epicentro dello sfruttamento petrolifero lucano, non soffi una buona aria. In base al campionamento effettuato lo scorso agosto, alcuni valori rilevanti hanno mostrato criticità da non sottovalutare. Dall’indagine sui composti organici volatili totali (Covt) sono emerse alte concentrazioni, oltre i 250 μg/m³ come media giornaliera, nella stazione posta a circa 500 metri sottovento rispetto al Centro Olio dell’Eni. Valori che possono essere paragonati a quelli di megalopoli come Pechino o di Nuova Delhi, tra le città più inquinate del pianeta. In aggiunta, i dati di misurazioni puntuali dei Covt intorno al Centro Olio confermano un gradiente di concentrazione che aumenta in prossimità dell’impianto.

«L’esposizione ai composti organici volatili totali è causa di una vasta gamma di effetti che vanno dal disagio sensoriale fino a gravi alterazioni dello stato di salute, oltre a essere associata all’occorrenza di malattie acute e croniche dell’apparato respiratorio e circolatorio, a patologie a carico del fegato e del sistema nervoso e al cancro», precisano Flaviano Bianchini e Laura Grassi di Source.

Malgrado la loro pericolosità, la regolamentazione delle emissioni e della concentrazione dei composti organici volatili totali nell’aria è in ritardo e non esistono normative né a livello internazionale né a livello nazionale. Nel 2017 la Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) sulle popolazioni di Viggiano e Grumento Nova, i due paesi maggiormente esposti ai fumi del Centro Olio Val D’Agri, redatta anche da esponenti del Cnr e dell’Università di Bari, aveva mostrato indici di mortalità e di ricovero per patologie cardiovascolari e respiratorie dei residenti nei due comuni in eccesso rispetto ai dati regionali (tra il 2000-2014).
L’Eni aveva presentato le sue controdeduzioni alla Vis, elaborate da un collegio di esperti composto da docenti delle Università La Sapienza e Tor Vergata di Roma e ricercatori dell’Istituto superiore di Sanità, nonché da vari esperti italiani che lavorano a New York. Tutti concordi nell’affermare che in Val d’Agri non c’è allarme sanitario.

La stessa azienda intanto sta provvedendo a una manutenzione straordinaria del Centro Olio Val d’Agri, che durerà da metà marzo e inizio giugno. L’impianto non sarà chiuso ma funzionerà solo in parte. «È da tanto che abbiamo chiesto un intervento di questo tipo all’Eni, però finora sappiamo solo la tempistica e null’altro», spiega il sindacalista della Uilm Giovanni Galgano. «Per questo tipo di attività arriveranno lavoratori da fuori regione, con evidente aumento del rischio Covid-19. Abbiamo chiesto un incontro con Eni e Confindustria per capire quali impatti avrà la manutenzione sia sulla sicurezza che sul lavoro, senza ricevere risposta. Metteremo in campo ogni azione per tutelare i nostri diritti, se sarà necessario chiederemo anche l’intervento del prefetto per aggiornare il piano di sicurezza all’interno del Centro Olio».
* Re:Common