Anche dopo che i lavori sono giunti a un punto avanzato non possiamo che confermare che, a nostro parere, l’indagine parlamentare sulle crisi bancarie è stata un’iniziativa sciagurata, avviata a suo tempo per ragioni elettorali.

Ma ormai essa procede, e non ci resta che cercare di goderci lo spettacolo, che presentava comunque sulla carta diverse «attrazioni» di rilievo, tra cui l’audizione del Governatore, Vincenzo Visco e quella di Federico Ghizzoni, ex Ad di Unicredit.

Per come stanno andando le cose, si potrebbe ormai parlare ancora una volta di eterogenesi dei fini, come peraltro qualcuno ha già fatto.

In particolare il Partito democratico, che doveva coprire il ruolo dell’accusatore principale, è diventato invece il primo accusato, nella figura in particolare di Maria Elena Boschi.

Mentre il governatore Ignazio Visco, sentito ieri in Commissione, sembra essersela cavata senza gravi danni e, molto sorprendentemente, senza aver subìto un particolare fuoco di sbarramento da parte dei suoi supposti nemici.

Temevamo lo scoppio di una grave crisi istituzionale in Aula ma come al solito la politica italiana è molto complicata da capire.

Sino a ieri ci è toccato sentire i responsabili della Banca d’Italia e della Consob che si rimpallavano penosamente le responsabilità per le carenze nella vigilanza del sistema bancario; abbiamo poi dovuto ascoltare con meraviglia i protagonisti principali delle vicende degli istituti veneti, che dovrebbero anche, presumibilmente, essere i principali imputati nei futuri processi che verranno, Gianni Zonin e Vincenzo Consoli, raccontare le loro storie; infine, abbiamo dovuto registrare il lancio di due frecce, peraltro contenenti solo poco veleno (ma forse quel tanto che basta), da parte di Pier Carlo Padoan, il nostro ministro dell’economia e di Giuseppe Vegas, sino a ieri capo della Consob, nei confronti dell’allora ministra Boschi.

Ieri è finalmente toccato a Visco. La sua relazione è stata da una parte una difesa ad oltranza, abbastanza ben documentata, dell’operato del suo Istituto e dall’altra un’analisi della crisi.

Intanto il Governatore ha sottolineato come a determinare l’evoluzione critica del sistema finanziario italiano non sia stata una vigilanza disattenta da parte del suo Istituto, ma semmai lo scoppio della peggiore crisi economica del nostro paese.

Visco ha riconosciuto che comunque, a parte la crisi economica, ci sono stati dei comportamenti incauti e irregolari da parte di alcuni istituti, che hanno molto aggravato la situazione (constatazione che sino a qualche tempo fa era sostanzialmente tenuta in sordina), sottolineando peraltro che la vigilanza ha dei limiti, sia legislativi che di operatività.

Rispetto a questo discorso noi pensiamo che la vigilanza della Banca d’Italia si sia mossa comunque e in diversi casi con troppa lentezza e cautela rispetto a quanto sarebbe stato necessario, mentre va riconosciuta l’integrità del personale dell’Istituto nello svolgimento dei suoi compiti.

Quello che si può aggiungere è che, comunque, i responsabili dei guai sono stati in molti, non solo l’Istituto Centrale, e tra di essi non è certo esente da colpe la classe politica.

Per quanto riguarda l’introduzione a suo tempo della famigerata procedura del «bail-in» a livello comunitario, Visco ha sottolineato come l’Istituto avesse a suo tempo manifestato la sua contrarietà alla normativa, in particolare per quanto riguardava il periodo di transizione e l’applicazione retroattiva delle disposizioni. Ma un Carli o un Ciampi avrebbero battuto i pugni sul tavolo.

Resta il fatto che l’Italia ha, a suo tempo, votato a favore della procedura, salvo poi criticarla pesantemente quando è toccato applicarla da noi.

Il Governatore ha anche sottolineato alcune delle lezioni «tecniche» della crisi, dalla necessità di un miglior assetto del governo societario, all’importanza di procedure di recupero dei crediti efficaci e rapide, a una migliore gestione degli attivi deteriorati da parte delle banche, alla impossibilità ormai manifesta di proteggere integralmente gli investitori nelle crisi.

Visco ha invece evitato di fare riferimento, tra le cose che non vanno, alle questioni più delicate, quale il rapporto tra politica, Banca d’Italia e sistema bancario, quello con altri organismi quali la Consob o le istituzioni europee, parlandone solo in maniera convenzionale, o alle debolezze complessive dell’ordinamento bancario nazionale ed europeo.

Ma già domani nessuno parlerà più di questi problemi difficili; tutti si concentreranno sul colore del vestito di Boschi e sullo sguardo di Ghizzoni.