Sapevate che nel caos climatico c’è il grande zampone del complesso militar industriale e delle sue azioni belliche, perché costruire e usare ordigni di morte è follemente energivoro? Sapevate che il Pentagono è il principale utilizzatore singolo di combustibili fossili, con relativa produzione di gas climalteranti? Sapevate che, però, è esente da obblighi di riduzione? “Oil for wars”: petrolio per le guerre. Nel 2006, secondo il World Factbook della Cia, solo 35 paesi su 210 consumavano più petrolio del complesso militare statunitense (che totalizza il 50% della spesa militare mondiale), in parte nell’uso diretto per le operazioni (interventi militari ed esercitazioni), in parte sotto forma di cosiddetta “energia grigia” incorporata nella fabbricazione di sistemi d’arma. Eppure, nel 1998, in sede di negoziati climatici all’Onu, per guadagnare la compiacenza di Washington le operazioni militari statunitensi a livello mondiale e nazionale furono esentate da calcoli e controlli. Il favore per il Pentagono è rimasto, benché gli Usa non abbiano firmato il protocollo sul clima.

La graziosa esenzione dai vincoli climatici comprende anche le mille basi Usa in oltre 130 paesi del mondo e le 6.000 all’interno del paese.
La faccia speculare dell’”oil for wars” è “wars for oil”: guerre per il petrolio. Le attività militari per proteggere gli approvvigionamenti petroliferi fanno intrinsecamente parte dell’importazione di combustibili fossili. Quando si fa la guerra, ovviamente, i consumi accelerano. Nel 2005 l’organizzazione internazionale Friends of the Earth calcolava che il combustibile fossile totale necessario a fare la guerra, di terra, di cielo e di mare, e a mantenere gli apparati bellici, provocasse l’emissione di circa 2 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all’anno: allora, era il 10% del totale.
Il circolo viziosissimo si può riassumere in alcune battute: si fanno guerre per il petrolio e si fa guerra al clima usando tanto petrolio per fare le guerre. Ultimamente poi, a colpi di fracking – un modo inquinantissimo di estrarre il petrolio incastonato nelle rocce, un boom negli Usa, alla ricerca dell’indipendenza energetica -, si sta giocando un’ulteriore aggressione al clima che è anche aggressione economica contro Russia, Iran e Venezuela.