Da Milano, Modena, Torino, Firenze, Grosseto, Campobasso, Napoli, Genova, Pisa, Brindisi, Cosenza, Palermo, Bari, Vasto, con tante realtà del movimento romano, centri sociali, movimenti di lotta per la casa, studenti universitari, partiti, sindacati, associazioni, singole e singoli si sono ritrovati a Roma nel 21° anniversario dell’arresto del fondatore del Pkk Abdullah Öcalan. In un corteo promosso da Uiki (Uffico informazioni del Kurdistan in Italia), Comunità curda, Centro Ararat e Rete Kurdistan.

La liberazione di Öcalan dall’isolamento totale sull’isola di Imrali dove è rinchiuso, significa una speranza di pace e libertà non solo per il popolo curdo, ma per l’intero Medio Oriente e oltre. I suoi ideali hanno ispirato la rivoluzione del Rojava, oggi minacciata dall’occupazione turca. Nel cantone di Afrin, e dall’ottobre scorso le città di Serekaniye e Gire Spi, vige un regime di terrore e la Turchia sta compiendo una pulizia etnica per una sostituzione demografica con truppe mercenarie jihadiste.

All’iniziativa, tanti interventi hanno ricordato la complicità del governo e delle imprese italiane, allora come oggi. 21 anni fu Confindustria a fare pressioni sul governo perché l’ingombrante presenza di Apo (Öcalan) non compromettesse i suoi affari in Turchia. Pochi mesi fa, l’attuale governo annunciava la fine dell’esportazione di armi in Turchia, ma oggi non se parla più e imprese come Leonardo-Finmeccanica (parzialmente controllata dallo Stato) non hanno nulla da temere perché producono in loco attraverso aziende partecipate. I movimenti No Muos e No Tap hanno sottolineato la vicinanza delle loro lotte con quella del popolo curdo, la complicità dell’Ue, silenziata anche grazie all’accordo sui profughi. Tra gli interventi, realtà locali, la Rete Kurdistan, i Cobas, Prc, Giuristi Democratici e Luigi Saraceni, uno degli avvocati italiani di Öcalan, mentre Giuliano Pisapia ha inviato un testo scritto. Le realtà fiorentine con un enorme striscione hanno ricordato Lorenzo (Orso) Orsetti, partigiano italiano caduto combattendo l’Isis nelle file delle Ypg. Eddi Marcucci – una dei tre militanti torinesi sotto processo per essere stati nel Rojava e sulla cui testa pende la spada di Damocle della sorveglianza speciale – ha ricordato che gli ideali di Öcalan sono gli stessi per i quali Lorenzo ha combattuto fino all’ultimo respiro e l’appuntamento del 18 marzo a Firenze per l’anniversario morte di Lorenzo, quando insieme alla sua famiglia si renderà onore al suo sacrificio.

L’intervento conclusivo è toccato a Faysal Sariyildiz, ex deputato Hdp. Durante la resistenza del 2015-2016 nel Kurdistan turco, eletto deputato nel collegio di Cizre, tentò di portare soccorso alla popolazione della città sotto coprifuoco. Cizre fu devastata, centinaia di persone bruciate vive nelle cantine dove si erano rifugiate, e contro Faysal partì una campagna di odio fatta di accuse inesistenti che oggi lo costringono a vivere in esilio. Ha dichiarato che l’isolamento di Öcalan riguarda l’intero popolo curdo e che con l’arresto di centinaia di rappresentanti eletti e migliaia di militanti, la dittatura di Erdogan tenta di soffocare la resistenza in corso.

La manifestazione romana, sempre contemporanea a quella europea di Strasburgo, nel rimarcare le responsabilità italiane e europee nel complotto internazionale del 1999, ha voluto contribuire a rompere il silenzio imposto dalla strategia di guerra a bassa intensità con cui – complici Stati uniti, Russia, il partner Nato – la Turchia , porta avanti la sua strategia genocida. Rompere l’isolamento di Abdullah Öcalan significa sostenere la resistenza del popolo curdo, difendere la rivoluzione del Rojava e rendere anche noi un po’ più liberi.