«Niente pubblicazioni postume», lasciava scritto Michel Foucault qualche anno prima della morte. Proprio questo dettato testamentario spiega perché Le confessioni della carne, quarto volume della Storia della sessualità, è rimasto per più di trent’anni l’inedito per eccellenza degli archivi foucaultiani, fino quasi ad assumere nel tempo la dimensione di una leggenda: era stato distrutto dal suo autore, o esisteva, e in quale forma? Oggi il testo, pubblicato da Frédéric Gros per Gallimard nel febbraio 2018, diventa accessibile anche in italiano, nella traduzione per Feltrinelli di Deborah Borca (pp. 400, euro 29).

LA SUA FAMA DI INEDITO potrebbe far pensare a un lavoro incompiuto, a una bozza d’opera. Si tratta invece di un testo che non ha nulla di frammentario e offre al lettore una minuziosa ed erudita analisi della questione sessuale attraverso gli scritti dei Padri della Chiesa. Lo stile è tuttavia molto diverso dall’esuberanza e inventività concettuale cui aveva abituato la lettura dei Corsi al Collège de France; la riflessione foucaultiana ritrova la sobrietà della scrittura, in un volume che si pone perfettamente in linea con i tomi II e III della Storia della sessualità (L’uso dei piaceri e La cura di sé). Le confessioni della carne costituisce un ulteriore tassello di tale progetto di una storia della sessualità e permette di comprendere meglio il percorso foucaultiano tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. Si scopre così un Foucault per molti versi inedito: un filosofo del cristianesimo, che lavora a lungo sui temi della confessione e della carne e si concentra su una problematica precisa: l’elaborazione di una dottrina sessuale da parte dei Padri della Chiesa durante i primi cinque secoli della nostra epoca.

LA REDAZIONE delle Confessioni della carne comincia verosimilmente al volgere degli anni Ottanta. Nel 1982, il manoscritto viene consegnato a Gallimard, ma Foucault ne sospende temporaneamente la pubblicazione per farla precedere da uno studio sull’esperienza sessuale degli Antichi. Tali ricerche si concretizzeranno nei due tomi pubblicati nel 1984 (L’uso dei piaceri e La cura di sé), praticamente in contemporanea con la morte del loro autore nel giugno dello stesso anno. Foucault non avrà mai il tempo di rivedere e correggere le bozze delle Confessioni della carne. Il testo che leggiamo oggi non può quindi essere considerato definitivo, ma è nondimeno completo. L’editore ha d’altronde rispettato la volontà della famiglia di pubblicare l’opera nella forma la più aderente possibile a quella pensata da Foucault. Non si tratta di un’edizione critica, le note a piè di pagina sono dell’autore stesso; gli interventi dell’editore riguardano principalmente il controllo delle fonti citate.
Il volume si compone di tre capitoli principali e di alcuni testi in allegato (paragrafi riscritti o manoscritti complementari). Il primo capitolo del libro offre delle analisi storiche sul battesimo (Tertulliano), sul rito pubblico della penitenza (Cipriano) e sulle tecniche monastiche di confessione e governo delle anime (Cassiano). Il secondo capitolo tratta dello sviluppo di una mistica cristiana della verginità tra il secondo e il quarto secolo (Metodio di Olimpo, Gregorio di Nissa, Basilio d’Ancira, ecc.). L’ultimo capitolo è infine dedicato alla dottrina del matrimonio di sant’Agostino e alla sua concezione della concupiscenza, che per Foucault costituiscono la grande matrice al contempo della morale sessuale e della soggettività occidentale, costruite attorno a una più ampia teoria della libido.

RIFACENDOSI A TESI di autori come Peter Brown e Paul Veyne, il punto di partenza dell’argomentazione di Foucault è la discussione dell’idea che il cristianesimo rappresenti il trionfo della repressione sessuale, mentre il paganesimo sarebbe stato tollerante e aperto ai piaceri polimorfi del corpo. Tra il mondo pagano e quello cristiano, non sono i codici morali a cambiare, ma l’esperienza del soggetto delle prescrizioni etiche. I grandi principi dell’austerità sessuale (sessualità frugale e procreatrice, monogamia, avversione per l’amore omosessuale) sono infatti già difesi e giustificati dalla filosofia ellenistica e romana, in particolare dagli stoici. Ciò che si trasforma con il cristianesimo sono le coordinate fondamentali a partire dalle quali il soggetto costruisce il rapporto con i propri pensieri, desideri e piaceri. La verginità cristiana per esempio non è una semplice pratica dell’astinenza: è une tecnica e una mistica del sé che richiede uno sconvolgimento radicale della «naturalità» terrena, esistenziale e socio-politica, dei legami familiari, per accedere a un nuovo rapporto con Dio.

IL PROTOCRISTIANESIMO è in generale all’origine di due grandi punti di svolta nel percorso filosofico foucaultiano: l’elaborazione della nozione di «governo», intesa come pratica di guida della libertà altrui («azione sull’azione» dell’altro); l’emergenza della questione di ciò che il soggetto è e deve veramente essere per realizzare se stesso – in altri termini, lo studio delle matrici di «soggettivazione».
L’esperienza cristiana della carne costituisce in particolare un soggetto il cui desiderio è inseparabile dalla preoccupazione di dire la verità su di sé ed è votato a un’obbedienza indefinita alla volontà altrui (il direttore di coscienza, e ancor più Dio creatore). La morale sessuale cristiana dei primi secoli disegna una soggettività paradossale chiamata a esercitare la propria libertà in una serie di pratiche al contempo di rinuncia a sé e di esegesi continuamente rinnovata della propria interiorità. Bisogna dire la verità, tutta la verità su sé stessi. Ma questo lavoro di messa a nudo della propria vera essenza mira paradossalmente a scoprire che da soli non siamo che esseri imperfetti e che è necessario rinunciare alla propria volontà e al proprio egoismo per salvarsi dalle tentazioni, diventando altri da sé.

IL SOGGETTO della sessualità non è allora (più) «padrone in casa propria». La verità del sé parla di una dimensione dell’esperienza sessuale che sfugge radicalmente alla presa della volontà – il carattere «libidinale» del sesso. Involontario non vuol dire però innocente, anzi. Ciascuno è chiamato a divenire responsabile di tale dimensione involontaria (l’importanza della lettura foucaultiana di Agostino) e a rendere conto dell’uso che ne fa, buono o cattivo, attraverso una tecnica rigorosamente codificata della sessualità coniugale. Le confessioni della carne descrive quindi come, con la concezione cristiana della carne, la nostra cultura si è dotata di un sesso «vero» e regolatore, matrice di un rapporto «analitico» alla propria soggettività. Una lezione che forse ancora la medicina, le scienze umane e la psicoanalisi del nostro tempo dovrebbero esercitarsi ad ascoltare.