Dopo quindici anni l’esperienza concentrazionaria più disumana e rimossa del nostro paese – i Centri di identificazione ed espulsione (Cie) – forse è giunta al capolinea. Certo non per un sussulto antirazzista, e nemmeno per un ripensamento della politica in tutt’altre faccende affaccendata, ma solo perché sono finiti i soldi anche per gestire queste prigioni per persone straniere che non hanno commesso alcun reato. Il fallimento totale dell’esperimento palesemente razzista è sotto gli occhi di tutti. Rinchiudere inutilmente persone fino a 18 mesi senza alcun utile tornaconto non è un buon modo di utilizzare soldi pubblici, e il Viminale non può far finta di niente di fronte all’evidenza: nel 2012 sono state “trattenute” 7.700 persone nei Cie di tutta Italia e ne sono state rimpatriate meno della metà. Un numero insignificante se confrontato con il dato ufficiale – e sicuramente sottostimato – degli immigrati senza documenti: 326 mila secondo uno studio della Fondazione Ismu.

La situazione ormai è sfuggita di mano anche sotto il profilo dell’ordine pubblico, per non parlare dei diritti umani. Ogni giorno si ripetono episodi di autolesionismo, fughe, denunce di maltrattamenti, blocchi stradali, risse e rivolte sedate spesso con la violenza: ieri, per esempio, una rissa “per futili motivi” scoppiata nel Cie in contrada Imbriacola di Lampedusa, con un poliziotto ferito in maniera piuttosto seria (in quel centro sono imprigionate 977 persone a fronte di una capienza massima di 300).

Il caso del Cie di via Corelli, a Milano, che dal 1998 è sempre stato gestito dalla Croce Rossa Italiana (Cri), è esemplare per comprendere la drammaticità della situazione in tutta Italia. Scaduto il bando, la Cri si è detta disponibile a gestire il centro chiedendo una cifra doppia rispetto a quella messa a disposizione dal ministero degli Interni: 60 euro al giorno a persona contro i 30 proposti per affidare l’appalto “selezionando la migliore offerta con il criterio del prezzo più basso” (scrive la Prefettura di Milano). Solo la cooperativa siracusana L’Oasi è rientrata nel tetto fissato offrendo 27,50 euro per persona (fino ad oggi la Cri gestiva a fatica la prigione ricevendo 54 euro a persona). Problema risolto? Tutt’altro. Anzi, in corso Monforte, visti i precedenti della coop L’Oasi, sono piuttosto preoccupati. Lo scorso giugno il prefetto di Bologna ha rescisso il contratto con la medesima coop (28 euro a persona) dopo che diverse associazioni, sindacati compresi, avevano denunciato condizioni degradanti, e stipendi non pagati… (il Cie di Bologna è ancora chiuso). Stessi problemi anche al Cie di Modena, dove in questi giorni i lavoratori sono in agitazione perché non ricevono paghe regolari, e anche in questo caso la Cgil ha chiesto alla prefettura la revoca del contratto con la cooperativa L’Oasi. Ancora non è certo come andrà a finire a Milano, perché l’abbandono della Cri in autunno potrebbe anche provocare l’impensabile, almeno come soluzione temporanea: fine di via Corelli?

Alcuni amministratori già stanno premendo per questa soluzione. Il sindaco di Modena, Giorgio Pighi, proprio ieri ha proposto la chiusura del Cie cittadino: “Chiudiamolo, sta solo creando problemi alla città e usiamo quell’edificio per affrontare con determinazione, percorrendo strade innovative, l’emergenza delle carceri stracolme e disumane”. Il degrado, le situazioni umilianti, sono ovunque una costante. “Nel carcere di Trapani si sta meglio che nel Cie di contrada Milo”, così ha commentato l’Unione camere penali italiane che ha appena visitato il centro trapanese riscontrando “condizioni di invivibilità”. Anche il sindacato di polizia ormai definisce lager questi luoghi. Felice Romano è segretario del Siulp e dopo le proteste scoppiate in questi giorni in diversi Cie (Torino, Modena, Caltanisetta) ha voluto esprimere “solidarietà a tutti gli operatori di polizia che assolvono al gravoso compito di contrastare le rivolte che caratterizzano ormai ciclicamente la vita e la gestione di questi ambigui e pericolosi lager per immigrati e poliziotti”. Per il Siulp, “detti accadimenti avvalorano la tesi che i Cie siano vere e proprie bombe a orologeria”.