Presentato per una sola sera in anteprima al teatro Basilica (dove potrebbe tornare in normale programmazione), Il dio del mare si presenta come una esperienza assoluta. Sul testo di Gianni Guardigli, Daniela Giovannetti compie un’esperienza straordinaria di impegno e fatica fisica, senza mai perdere il filo né una battuta o un respiro.

Sentendosi e condividendo una situazione di naufragio/immersione nello spazio avvolgente e incontenibile di un vortice marino, l’attrice lotta e si batte per contenere e dominare la forza di un vortice che la risucchia nel profondo degli abissi. Non solo quelli marini (anche se vistosa e inquietante è la forza dei marosi che la risucchia verso profondità psicoteatrali) ma anche della coscienza e dell’anima, oltre che delle leggi fisiche della natura. In secondo piano rispetto a lei, nella semioscurità, Amedeo Monda fa parlare le corde di uno strumento in una partitura ora lieve ora fortemente acida se non inquietante (la regia è di Alessandro Di Murro).

Dalla sua scomoda posizione, a cavallo o aggrappata ai marosi assedianti, la creatura prigioniera attraversa ricordi, consapevolezze, incubi e visioni poetiche (non mancano ogni tanto accenti romagnoli che danno spessore al racconto). Una esperienza estrema, che scopre al teatro sempre nuove possibilità di indagine, nella vita, nei ricordi, nelle allucinazioni di ogni creatura.