L’annuncio arriva dalla tv, domenica sera alla trasmissione di Fabio Fazio (Che tempo che fa su Raiuno). Il Pd trasloca, lasciala prestigiosa sede del Nazareno, con la sua terrazza affacciata sul bellissimo barocco romano. L’addio è simbolico: al Pd renziano che dei patti con Berlusconi, al partito della Ztl che prende consensi solo nei centri storici. Ma c’è anche un aspetto concreto: 600mila euro di affitto l’anno sono una vena aperta per le casse in profondo rosso. Uno spreco e anche uno sfregio verso i lavoratori in cassa integrazione. Il contratto scade il 30 giugno, non sarà chiesto il rinnovo. La nuova sede, spiega Zingaretti, sarà vicina a una fermata metro, ben collegata alla stazione Termini e a Fiumicino. Sugli autobus si può fare meno affidamento nella Roma della sindaca Raggi. Avrà un’altra filosofia: «In questa nuova fase dovremmo aprire una nuova bella sede con al primo piano una libreria, il coworking, un bar, e dove fare assemblee e promuovere manifestazioni con altri». Insomma dovrà rispondere all’idea di Pd «aperto» già premieta dai sondaggi: Swg dà il partito al 20, 3%, a un punto e mezzo di distanza dai 5 stelle.

Ma Zingaretti deve armarsi di santa pazienza per aprire il Pd e ricostruire alleanze fin qui ignorate o scoraggiate. Oggi alle 16 e 30 incontra il segretario di +Europa Della Vedova in vista del listone per le europee. Il suo no è scontato ma sarà l’occasione del riavvio di un confronto: verso l’alleanza per le politiche, quando sarà. Altra partita delicata è nei gruppi parlamentari. Oggi sono convocati quelli della camera, domani quelli del senato, per eleggere i delegati all’assemblea di domenica. Non c’è accordo: i parlamentari vicini a Zingaretti sono per ora minoranza. Non è un dettaglio: tranne che al voto del segretario questi delegati partecipano a tutte le altre votazioni dell’assemblea (presidente e direzione). Per evitare un voto al buio è probabile che le riunioni slittino di nuovo.