Il Reddito di Cittadinanza è ancora oggi uno dei temi più dibattuti: difeso strenuamente come strumento di contrasto alla povertà, sembra più che zoppicante sul fronte delle politiche attive del lavoro. Proprio per supportare questo sforzo, all’inizio del 2019 venne presentata la prima selezione per assumere i Navigator, che dovevano supportare, aiutare e condurre il percettore del sussidio verso un lavoro attraverso la cooperazione dei Centri per l’Impiego, sotto la supervisione di Anpal (Agenzia nazionale politiche attive del lavoro).

Poi è arrivata la dura realtà: le Regioni, titolari per il titolo V delle politiche attive del lavoro e soprattutto gli enti a cui appartengono i Centri per l’Impiego, si misero di traverso in modo che i 6.000 Navigator da reclutare diventarono immediatamente 3.000; il Reddito di Cittadinanza è diventato la cartina di tornasole per decretare l’insuccesso dei 5S; la platea dei percettori Rdc è in realtà, ed era facile immaginarlo, difficilmente ricollocabile viste le sue caratteristiche; per concludere è scoppiata pure una pandemia.

In un paese normale tutto ciò avrebbe generato un dibattito su come migliorare lo strumento, e superare la conflittualità permanente tra Stato e Regioni. Ma noi non siamo un paese normale da molto tempo per cui si è preferito giocare al bersaglio con 2980 Navigator la cui unica colpa è stata quella di aver partecipato e vinto una delle selezioni più partecipate degli ultimi anni che si è distinta per celerità e imparzialità. I Navigator per il 54% sono donne, sono tutti laureati e l’età media è 35 anni. Il loro ingresso nei Centri per l’Impiego regionale è stato difficoltoso, in alcuni territori sono stati accolti per quello che erano e cioè preziose risorse dopo anni di abbandono del settore, in altri sono stati vittime di sospetti e resistenze, nei casi peggiori hanno subito un vero e proprio ostruzionismo politico e amministrativo.

Più di tutto, però, sono stati costretti a convivere con un sistema gracile che mostra difficoltà strutturali. Una governance divisa tra ministero del Lavoro, Anpal, Regioni, Centri Impiego, Servizi Sociali e Comuni le cui competenze troppo spesso si sovrappongono e la cui capacità di dialogo appare estremamente difficile; la mancanza di una struttura informatica capace di superare le differenze territoriali per cui il Centro Impiego di una Regione non può dialogare con quello di un’altra anche se confinante; la sostanziale assenza di un raccordo forte tra servizi all’impiego e il mondo della formazione gestito dalle Regioni; l’incapacità da parte della politica di una programmazione e della consapevolezza che le politiche attive del lavoro necessitano di tempi lunghi per poter mostrare risultati apprezzabili soprattutto quando mancano gli investimenti. Questo è il contesto in cui hanno lavorato i Navigator.

Eppure nonostante tutto hanno prodotto buoni risultati: più di un milione di percettori Rdc accolti presso i Centri per l’Impiego, più di 500.000 aziende contattate per reperire offerte di lavoro, poco più di 400.000 i beneficiari che hanno avuto un posto di lavoro negli ultimi 24 mesi.
Per la prima volta hanno costruito con la parte più diseredata della società un rapporto di fiducia, hanno prestato ascolto. Con ogni persona hanno concordato un piano fatto di tappe: chi attraverso un’opportunità formativa, chi valorizzando competenze quasi dimenticate, chi indirizzandolo verso un nuovo orizzonte lavorativo magari sconosciuto, chi recuperando i cicli scolastici perduti o abbandonati.

C’è stato un lavoro pioneristico con le aziende che hanno avuto la possibilità di conoscere i servizi che il settore pubblico poteva offrire attraverso i Centri per l’Impiego. I Navigator sono stati agenti di collegamento tra mondi divisi che per la prima volta si sono parlati. Urge trovare una soluzione strutturale e nazionale per questi lavoratori senza disperderli per i mille rivoli di soluzioni regionali frettolose. Il contrario di una proposta di emendamento in commissione Bilancio della Camera che in sostanza scariccherebbe il futuro dei Navigator alle Regioni. Di male in peggio, mentre il 31 dicembre scade definitivamente il loro contratto.

Perché invece andrebbe valorizzato il loro ruolo anche in vista del nuovo programma “Gol” delle politiche attive del lavoro. Non farlo sarebbe un pessimo segnale per la Pubblica Amministrazione che in questo momento sta chiedendo la disponibilità di tanti laureati i quali rischiano di diventare i nuovi Navigator: i capri espiatori di un Paese che decide di ignorare le sue responsabilità.

 

 

* Navigator Anpal Servizi
Socio fondatore di A.N.NA. (Associazione Nazionale Navigator)