Quando pensiamo al Medioevo le immagini che ci vengono in mente sono tante: cavalieri e castelli, certo, ma anche città; monaci e abbazie; cattedrali romaniche e gotiche; pellegrinaggi e crociate; fiere e mercati,. A pochi verrebbe in mente di citare galee e navi, rotte e portolani, marinai e strumenti nautici. Insomma, il nostro immaginario medievale si lega alla terraferma, il che non è casuale, ma frutto di ricerche e anche di divulgazioni che hanno privilegiato a lungo tali aspetti rispetto ad altri, che pure ci sono stati, e hanno contato molto.
A RICORDARCELO arriva Antonio Musarra con Medioevo marinaro. Prendere il mare nell’Italia medievale (il Mulino, pp. 304, euro 22), un libro che opera un’inversione rispetto alla tendenza dominante. Qui infatti si parla soltanto di mare, di coloro che navigavano, di come si viveva a bordo, cosa si mangiava, quali tecniche si avevano a disposizione, quali imbarcazioni, quali contratti per prendere il mare, e così via. Il capitolo che ha maggiore attinenza con la terraferma è il secondo, ed è dedicato ai porti e quindi ai luoghi di transito fra acqua e terra.
IL MARE IN QUESTIONE è soprattutto il Mediterraneo, anche se verso la fine del libro Musarra tocca l’avvio delle navigazioni oceaniche e Cristoforo Colombo, al quale ha dedicato in passato alcuni lavori, e non mancano i cenni ai mari del nord. Anche se Medioevo marinaro mantiene al minimo necessario l’apparato di note (ma non la bibliografia, che offre suggerimenti per approfondire tanti aspetti fra quelli trattati), da ogni pagina traspare la dimestichezza dell’autore con le fonti: tanti i dettagli inediti che soltanto uno specialista può conoscere. Particolarmente divertenti i capitoli centrali dedicati alla vita quotidiana sul mare, dunque agli equipaggi e all’alimentazione, che alcuni testi dettagliano in modo straordinario: «Secondo il veneziano Marin Sanudo Torello, la dieta quotidiana ideale per il marittimo doveva essere costituita da 953 grammi di pane fresco o 715 di pane biscotto – il pane cotto due volte – , mezzo litro di vino, 40 grammi di formaggio, 52 grammi di carne salata e 98 grammi di fave, per un totale di 3915 calorie, provenienti – è stato calcolato – per il 71% da carboidrati; per il restante, in parti uguali, da grassi e proteine».
CI VOLEVANO conoscenze tecniche per navigare; l’arrivo della bussola, introdotta dall’Oriente fra XII e XIII secolo, della quale Musarra spiega fattura e utilizzo, certamente fu d’aiuto. Combinata con carte nautiche e portolani, permetteva di tracciare rotte sempre più precise e di consentire la navigazione anche durante i mesi invernali.
Comunque, com’è ben spiegato nel paragrafo dedicato alle «tavole di martelogio», il navigare restava uno straordinario mix di pratica di mare e conoscenze tecnico-scientifiche. Alla fine della lettura si esce con l’impressione di un «Medioevo diverso», come lo chiama lo stesso autore, forse meno standardizzato, certamente molto più completo.