Un nuovo tassello si aggiunge all’inchiesta sulla strage di Ustica. Un pilota dell’Alitalia è stato ascoltato nei giorni scorsi dal pm Erminio Amelio e dal procuratore aggiunto Maria Monteleone titolari dell’inchiesta sulla strage che il 27 giugno 1980 costò la vita a 81 persone, ai quali ha riferito di aver visto una flotta presente nelle acque del Tirreno la sera in cui il Dc9 Itavia precipitò in mare.

Ai magistrati il pilota ha detto di essere stato in servizio sulla rotta Palermo-Roma e pochi minuti dopo il decollo dal capoluogo siciliano di aver notato una nave più grande, che a lui sembrò una portaerei, circondata da altre tre o quattro imbarcazioni.
Non si tratta di una novità. La presenza di una portaerei nelle acque del Mediterraneo meridionale venne accertata per la prima volta dal giudice Rosario Priore, che per anni ha indagato sulla strage e che l’apprese dalla Nato. La nuova testimonianza è comunque importante perché aggiunge una nuova conferma allo scenario ricostruito in questi anni: ovvero che il Dc9 Itavia restò coinvolto in un’azione di guerra che molto probabilmente aveva come obiettivo l’eliminazione del leader libico Muhammar Gheddafi, in volo proprio in quelle ore sul Mediterraneo diretto in Polonia.

Resta da capire la nazionalità di quelle navi. Se francese, la portaerei potrebbe essere la Clemenceau, visto che l’unica altra portaerei straniera presente era la statunitense Saratoga, che però si trovava alla fonda a Napoli. Da tempo l’attenzione di chi indaga è concentrata sulla Francia, specie dopo che a puntare il dito contro Parigi fu, alcuni anni fa, l’ex presidente della repubblica Francesco Cossiga. Si sa che la sera del 27 giugno c’era un forte traffico aereo nel basso Mediterraneo e che, tra gli altri, sarebbe stata registrata la presenza anche di quattro aerei «sconosciuti», tre caccia e un Awacs. Il sospetto, reso più pesante proprio dalle affermazioni fatte da Cossiga, è che i velivoli appartenessero a uno stormo dell’Armée dell’air francese che nel 1980 era di stanza presso la base di Solenzara, in Corsica.

Circostanza sempre negata da Parigi, che ha affermato che l’attività della base si interruppe come sempre alle 17,30. Ma la versione contrasta con quanto raccontato a Priore dal generale dei carabinieri Niccolò Bozo che si trovava in vacanza con la famiglia in un albergo nei pressi della base e che testimoniò un intenso movimento di aerei militari almeno fino alla mezzanotte. E quegli aerei non sarebbero stati gli unici in volo. Qualcosa in più si potrà sapere forse dalla risposta che, finalmente, la Francia ha dato alla rogatoria presentata più di due anni fa dalla procura di Roma.

«Per la Nato quella sera c’era una intensa attività di volo – ha detto ieri Priore – con tracce di aerei che decollano a pelo d’acqua e poi ’riatterrano’, tracce compatibili solo con la presenza di una portaerei». Cauta Daria Bonfietti, presidente dell’associazione familiari vittime di Ustica. «Si tratta di rivelazioni importanti perché vanno nella direzione che tutti noi conosciamo», ha commentato. «Quello che colpisce di più è il silenzio che ha dominato in tutti questi anni – ha aggiunto -. Il giorno dopo la strage si poteva sapere la verità ma in molti hanno fatto sì che non si conoscesse».