Diciotto anni dopo la morte avvenuta in circostanze oscure, il capitano di corvetta Natale De Grazia ha ricevuto dal ministero della Difesa il riconoscimento dello status di «vittima del dovere» – quello che si accorda ai pubblici ufficiali caduti per mano della criminalità organizzata e del terrorismo. Lo ha reso noto Legambiente Calabria nel corso della commemorazione del capitano a Reggio Calabria. Un importante riconoscimento per la famiglia, che apre però nuove contraddizioni.

L’investigatore è morto in missione la notte tra il 12 e il 13 dicembre ’95 a Nocera Inferiore, dopo aver consumato una misteriosa cena con due carabinieri, mentre stava conducendo delicate indagini sulle «navi a perdere», imbarcazioni cariche di rifiuti affondate nel Mediterraneo. Una «causa tossica» gli ha fermato il cuore, secondo la superperizia di un professore dell’università La Sapienza di Roma incaricato nel 2011 dalla Commissione bicamerale d’inchiesta sui rifiuti.

Ma per la magistratura di Nocera Inferiore l’ufficiale è morto per cause naturali, e anche di fronte alla nuova relazione medica ha chiesto l’immediata archiviazione del caso. Il capitano era già stato insignito nel 2001 della medaglia d’oro al merito di Marina dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per aver condotto complesse investigazioni «nonostante pressioni e atteggiamenti ostili». Vittima del dovere, medaglia d’oro al valore militare «alla memoria». Morto per cause naturali per la magistratura. Un vero e proprio paradosso di Stato.