Al termine dell’ultima direzione del Pd è stata rinviata la discussione sulla proposta di schierare ufficialmente il partito per il sì al referendum costituzionale del prossimo 29 marzo. Intanto ieri è nato il comitato «democratici per il no» al quale aderiscono diversi parlamentari del Pd contrari alla riforma che ha tagliato del 38% i parlamentari. «Questo taglio lineare – si legge nel comunicato di presentazione – produrrà risparmi risibili e avrà effetti negativi sulla qualità della nostra democrazia. Interi territori nazionali (e gli italiani all’estero) saranno privati di propri rappresentanti in parlamento. E i parlamentari che resteranno saranno scelti dai vertici dei partiti, spezzando qualsiasi legame tra gli elettori e chi li rappresenta. È il cedimento alla demagogia antiparlamentare di chi vede le istituzioni come inutili orpelli e punta a sostituire la democrazia rappresentativa con qualche piattaforma digitale privata. Si ridimensiona il parlamento – chiude la nota – per assecondare una visione meschina della politica, l’idea che rappresentare i cittadini equivalga a occupare una poltrona». Al comitato aderiscono i parlamentari Tommaso Nannicini, che è stato tra i promotori della raccolta di firme tra i senatori che ha portato alla convocazione del referendum, Tatjana Rojc, Gianni Pittella, Francesco Giacobbe, Daniele Viotti e Fabio Porta. Con loro anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e diversi consiglieri regionali, dirigenti e militanti del Pd. Per tre volte, due al senato e una alla camera, il Pd ha votato contro il taglio dei parlamentari voluto fortemente dal Movimento 5 Stelle, cambiando orientamento solo nell’ultimo e decisivo passaggio alla camera in seguito all’accordo di governo con i grillini.

Intanto ha superato le duecento sottoscrizioni un altro appello per votare no, il cui primo firmatario è il politologo professore Gianfranco Pasquino. «Il mantenimento del parlamento nel suo pieno assetto è una questione democratica che nulla ha a che vedere con l’esercizio dei suoi poteri, necessariamente improntati alla sobrietà della spesa pubblica – si legge in questo appello-. I risparmi sulla spesa pubblica non si ottengono mutilando la democrazia, ma se del caso, assumendo provvedimenti legislativi atti a definirne il migliore e più efficace funzionamento». Il documento, promosso da Laura Veronesi, Paola Ziccone e Mario Bovina, è firmato tra gli altri da diversi docenti universitari: Thomas Casadei, Tommaso Greco, Marco Mazzoli e Elio Tavilla.