Cissè Elhadji Diebel ha 22 anni, è arrivato dal Senegal nel 2011, giovedì sera intorno alle dieci stava tornando a casa con tre amici, a via Milano, nella zona del Vasto, a due passi dalla Stazione centrale di Napoli. Vengono affiancati da due ragazzi in scooter, uno di loro esplode tre colpi di pistola, Cissè finisce a terra colpito alla gamba. È stato fortunato: uno sparo è andato a vuoto e il secondo è stato deviato dal telefonino che aveva in tasca. Con lui c’era lo zio, Omar, che fa il mediatore culturale con l’associazione Less: «Ero un po’ più avanti, ho visto uno degli amici di mio nipote correre verso di me, mi ha urlato che Cissè era ferito. L’ho trovato a terra e ho chiamato i soccorsi. Sono a Napoli dal 1993 e queste cose non erano mai successe. È un clima alimentato dalle dichiarazioni del ministro Salvini, mi aspetto un segnale dalle istituzioni. Si è trattato sicuramente di razzismo».

ALL’OSPEDALE Loreto Mare Cissè è arrivato in condizioni difficili: è stato colpito al ginocchio, ieri hanno dovuto mettergli la gamba in trazione e posticipare l’intervento per estrargli la pallotola. «Potrebbe essere un caso di razzismo? penso proprio di sì – racconta il ragazzo ferito -. Stavamo chiacchierando e poi abbiamo visto questi ragazzi avvicinarsi. Avevano ancora il casco in testa quando hanno sparato, senza motivo. Sono scappati via senza dire niente. Se sono spaventato non lo so, per ora non ci penso. Non ho mai litigato con nessuno. Non so se voglio restare». Cissè ha il permesso di soggiorno e fa l’ambulante nel mercato di via Bologna, un insediamento storico delle comunità migranti a Napoli che il progetto Grandi Stazioni vuole sfrattare. Si battono per avere il rinnovo delle concessioni, l’empasse potrebbe sbloccarsi con la creazione di un nuovo mercato attrezzato a piazza Garibaldi.

NEL 2017 la camorra prese di mira un gruppo di ambulanti senegalesi che non pagava il pizzo: furono feriti in tre più una bimba finita sulla traiettoria di fuoco. Ma i due episodi non sembrano correlati. «Nella comunità senegalese – spiega il presidente, Pierre Pereira – c’è paura perché è evidente che si tratta di aggressioni contro chi ha la pelle nera. Abbiamo sempre vissuto in pace, poteva capitare di subire una rapina, di trovarsi in mezzo a una sparatoria di camorra, ma non erano mai successi episodi che puntavano deliberatamente a colpire una persona di colore. Si sta perdendo tutto quello che avevamo costruito partecipando alla vita economica e sociale della città».

Jamal Qaddorah si occupa di migranti per la Cgil, mercoledì notte l’ha passata in ospedale con Cissè, ha occupato le ore contando gli episodi di razzismo accaduti in Campania in meno di una settimana: «Un profugo del Mali sparato a San Cipriano nel casertano. Un nigeriano aggredito a Villa Literno, un marocchino è stato trovato morto a Maddaloni. Un profugo aggredito a Nola e un africano picchiato a Napoli, al Vomero. Tre ragazzi del Bangladesh aggrediti a Lago Patria, un altro ragazzo del Bangladesh ha avuto cinque punti in testa per un aggressione a Napoli. Chi non si accorge che siamo diventati razzisti è razzista».

LA LUNGA SCIA di aggressioni è iniziata a Caserta l’11 giugno: tre ragazzi italiani a bordo di una Panda hanno sparato con una pistola ad aria compressa ferendo un ragazzo del Mali al grido di «Salvini, Salvini». Dieci giorni dopo, a Napoli, un altro ragazzo del Mali, Bouyagui Konate, è stato ferito al torace da pallini da caccia sparati da un’auto. Anche Bouyagui è stato ospite della Less, grazie ai quali, con altri rifugiati, ha aperto un ristorante multietnico. «Avvieremo uno sportello per monitorare e denunciare violazioni di diritti – spiega Giulio Riccio della Less -. Chiediamo a prefettura e questura interventi coordinati con le associazioni per affrontare i problemi nelle aree di piazza Garibaldi, via Oronzio Massa e Vasto».

UN PRESIDIO a piazza Garibaldi c’è stato ieri pomeriggio con migranti, realtà antirazziste e sindacati, alla prefettura la cominutà senegalese ha chiesto «soluzioni di sviluppo affinchè migliorino le condizioni di tutti gli abitanti di Napoli. Gli immigrati non sono un nemico a cui sparare». Il sindaco Luigi de Magistris: «Chi dovrebbe garantire che questi episodi non accadano si assume la responsabilità di alimentare politiche fondate sulla xenofobia, razzismo e discriminazione».