Ufficio adesioni atto secondo: ieri pomeriggio si è riunito l’organismo che deve avviare le procedure per certificare il tesseramento 2017, che termina lunedì prossimo. La platea degli iscritti 2016 e 2017 sarà quella su cui si misurerà il congresso provinciale di Napoli. L’ufficio adesioni si era riunito anche giovedì ma la seduta era stata sospesa per mancanza del numero legale. Quello di due giorni fa è stato il secondo flop in meno di una settimana: il 15 era saltata per mancanza di numero legale anche la nomina della commissione di garanzia per il congresso.

Ieri però la situazione si è sbloccata: se ci sono le possibilità procedurali (da verificare a Roma) il tesseramento potrebbe slittare un po’ ma comunque lunedì dovrebbe insediarsi la commissione per proseguire il percorso verso il nuovo segretario. Un percorso che doveva essere Zen, come predica Matteo Renzi dopo la sconfitta al referendum, e invece è il solito caos tra i dem partenopei.

Il segretario uscente Venanzio Carpentieri, vicino al consigliere regionale Raffaele Topo (uomo di Guerini), potrebbe ricandidarsi, intanto, spiega: «Il congresso è utile per confrontarsi su scelte politiche, se deve diventare una scaramuccia procedurale non serve a niente». Ma la poltrona dem cittadina interessa a molti. A cominciare dal governatore Vincenzo De Luca, che ha chiesto agli azionisti di maggioranza del Pd (tutti ex Margherita) di decidere insieme un candidato unitario, ma ponendo due condizioni: non un ex Margherita e deve venire da Salerno. Condizioni che rendono impossibile un accordo. L’identikit sembra indicare Nicola Oddati, assessore a Napoli con Iervolino, sconfitto alle primarie per le comunali 2011, sconfitto nel 2016 alle comunali di Battipaglia (suo paese di origine), resuscitato da De Luca per cercare di radicarsi a Napoli in vista delle regionali 2020 ma anche delle prossime politiche a cui dovrebbe partecipare il figlio Piero.

Poi ci sono le ambizioni dei reduci dei Ds. Da un lato la deputata e candidata sindaco sconfitta da de Magistris nel 2016, Valeria Valente (il suo staff per quelle elezioni si avvia a sostenere il processo per aver messo in lista 9 candidati a loro insaputa) e l’eurodeputato Andrea Cozzolino: entrambi sono di rito orfiniano, renziani della seconda ora. Poi c’è il consigliere regionale Antonio Marciano, vicino a De Luca e referente di Maurizio Martina. Il gruppo cerca di guadagnare spazio con una doppia strategia: avvicinare le minoranze che fanno capo a Michele Emiliano e ad Andrea Orlando; spaccare gli ex Margherita separando Topo da Mario Casillo, consigliere regionale vicino a Luca Lotti.

Una manovra non andata in porto: Gianluca Daniele per ora osserva; Marco Sarracino e gli orlandiani da oltre un anno chiedono di azzerare tutto e sono pronti a mettere in campo un loro candidato d’area; infine la maggioranza interna è rimasta unita. Così, dicono voci del partito, è scattato il piano B: cercare di bloccare gli organismo tecnici per chiedere al presidente del partito Matteo Orfini e al vicesegretario Martina di commissariare Napoli.

Giovedì sera, però, l’idea non è piaciuta al Nazareno, anzi è stato chiesto di evitare altre brutte figure. L’ex senatrice Teresa Armato, in quota Franceschini, ha poi chiarito: «Forse qualcuno ha paura di celebrare il congresso in modo da nascondere i rapporti di forza». Il percorso a Napoli resta accidentato e intanto salta anche la conferenza programmatica nazionale del Pd: annunciata in città dal 6 all’8 ottobre è già slittata.