I vertici nazionali di Pd e 5S lo hanno chiamato, il governatore campano De Luca è andato in pressing in prima persona e ha persino cercato l’iniziativa solitaria con le sue liste, facendo uno sgarbo ai dem, per convincerlo. Ieri l’ex ministro Gaetano Manfredi ha detto no alla candidatura a sindaco di Napoli per il centrosinistra. Le motivazioni le ha date in una lettera aperta: «È sui ragazzi, su quello che avrei potuto costruire per loro, che ho fissato il mio pensiero. Mi sono messo a studiare. E ho scoperto il dolore. Il comune presenta una situazione drammatica. Le passività superano abbondantemente i 5 miliardi, tra debiti e crediti inesigibili. Le partecipate sono in piena crisi. La macchina amministrativa è povera di personale e competenze. Siamo, di fatto, in dissesto. Un dissesto che dovrà essere dichiarato o dal sindaco Luigi de Magistris o dal nuovo sindaco a fine anno. In queste condizioni, il sindaco diventa un commissario liquidatore».

MANFREDI aveva chiesto una norma per mettere in sicurezza i conti, alle rassicurazioni del partito non erano seguiti riscontri al ministero dell’Economia. Le soluzioni prospettate la scorsa settimana dalla sottosegretaria Castelli bastano a spostare un po’ più in là la palla ma non risolvono i disequilibri creati con le modifiche normative degli ultimi 10 anni sommate alle crisi economiche, vecchie e nuove. Certezze dal governo non sono arrivate anche perché nessuno si è voluto intestare un’altra battaglia con la Lega. «Il dissesto – prosegue la lettera – e i conseguenti vincoli di bilancio creerebbero ferite profonde. I più deboli pagherebbero il prezzo più alto. Soltanto un intervento legislativo di riequilibrio, un immediato, incisivo e concreto Patto per Napoli, può garantire alla città un futuro di sviluppo».

Manfredi avrebbe chiesto «uno stralcio del debito con un commissario straordinario, come fatto per Roma, e un piano straordinario di investimenti nazionali e regionali». Ma ha anche aggiunto: «La questione non riguarda solo il campo progressista. Dovrebbe investire l’intero arco istituzionale e dovrebbe palesarsi prima delle elezioni amministrative, per sgombrare il campo dall’equivoco che rappresenta un favore a questo o a quel sindaco. In ballo non ci sono tatticismi politici, guerre di posizione e carriere personali, che francamente mi provocano anche una certa inquietudine». E qui sta il nodo: nessuna forza politica ha avuto il coraggio di intestarsi la battaglia per i comuni a partire da Napoli.

I DEM ieri hanno provato a recuperare: «Il segretario Letta – spiegano fonti del Nazareno – vuole che il Pd si faccia carico delle “giuste preoccupazioni” poste da Manfredi per la candidatura a sindaco di Napoli. Quello di Manfredi è un appello “alto alla responsabilità”, appello che naturalmente condividiamo». E il deputato Boccia: «Manfredi pone la condizione sociale ed economica di Napoli davanti a tutta la classe politica. Ci sono centinaia di comuni nelle stesse condizioni; chiediamo un intervento immediato del Governo». Un tentativo in corsa per recuperare l’ex presidente della Crui o almeno per recuperare la battaglia sui conti dei comuni. Questo del resto era il tema posto anche da Fico per accettare la candidatura. Ieri ha commentato: «Da presidente della Camera condivido totalmente l’appello di Manfredi. Il dissesto del comune deve riguardare tutti i partiti politici. Lo Stato deve operare un deciso cambio di paradigma nel rapporto con i Comuni. Sull’accordo M5S-centrosinistra, c’è l’assoluta garanzia che si proseguirà».

SI FA SENTIRE GIUSEPPE CONTE: «Ho sentito più volte Gaetano Manfredi, al quale mi legano rapporti di stima e amicizia. Mi ha anticipato la sua posizione, che condivido. La sua denuncia merita una chiara assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche. Il Movimento sarà in prima fila per portare avanti questo Patto per Napoli e per realizzare questo intervento legislativo di riequilibrio, che anzi intendiamo estendere anche alle altre città metropolitane. Lavoreremo da subito, dialogando con tutte le forze politiche, ma sapendo di avere al fianco, in particolare, le forze progressiste a partire dal Pd». Tutti uniti con l’ex rettore della Federico II. Viene il sospetto che l’uscita di Manfredi possa servire a forzare il governo ad agire.

Se non si recupera alla causa Manfredi, si torna a Fico e Vincenzo Amendola. Il primo però dovrebbe lasciare la presidenza della Camera. Così le quotazioni di Amendola salgono ma occorre convincere le altre forze in campo. A cominciare da De Luca, che avrebbe preferito un tecnico come Manfredi. A De Luca, poi, non piace l’asse con i 5S. Francesco Dinacci di Art 1: «Ci auguriamo che dalla regione ci sia un contributo equilibrato. I 5S hanno dimostrato maturità, la coalizione vada avanti».

I PENTASTELLATI sono divisi. Il consigliere comunale Brambilla lunedì ha bocciato il patto con il Pd: «Per me sono 4 amici al bar» mentre il ministro Di Maio l’aveva definito un accordo ambizioso. Ieri in consiglio regionale lo scontro all’interno del gruppo. Valeria Ciarambino: «Napoli traccia la strada per quella che può essere una prospettiva nazionale». Ma Maria Muscarà: «Questi signori, che non possono più essere considerati nostri portavoce, hanno deciso senza una delega ufficiale».