Il Lungomare di Napoli, da un capo all’altro della Villa Comunale, è stato invaso ieri mattina dagli iscritti Cgil che, con un mini corteo, sono arrivati al palco della Rotonda Diaz, dove hanno trovato Cisl e Uil per la terza manifestazione (dopo Bologna e Milano) che ha chiuso le mobilitazioni unitarie. Erano in 50mila da Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia. I confederali l’hanno definita «una chiusura in crescendo».

CI SARÀ LO SCIOPERO GENERALE? La domanda è circolata per tutta la mattinata. «Non escludiamo nulla – la risposta del segretario generale della Cgil, Landini -. L’importante è che il governo cambi le politiche, se non avviene intendiamo proseguire con tutti gli strumenti a disposizione. C’è bisogno di fare investimenti a partire da sanità pubblica, riassetto del territorio e politiche industriali. Senza risposte anche la partecipazione di Napoli ci dice che è il momento di andare avanti». No alla flat tax e all’evasione fiscale; superare la precarietà; una riforma fiscale che abbassi le tasse sul lavoro dipendente e sui pensionati; tassare rendita finanziaria, profitti ed extra profitti sono le richieste.

E SULL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA: «La maggioranza si fermi o sarà il popolo che interverrà. Negli ultimi 20 anni un milione e 200mila giovani se ne sono andati dal Sud, con l’autonomia le disuguaglianze aumenteranno. La Costituzione va applicata, non cambiata». La piazza ha osservato un minuto di silenzio per l’Emilia Romagna. Landini: «Il cambiamento climatico è il frutto di un modello economico sbagliato che va cambiato. Non possiamo non spendere il Pnrr, è necessario farlo in modo utile anche dentro questa direzione».

È TOCCATO poi al segretario della Uil Bombardieri rispondere sullo sciopero generale: «Non l’abbiamo rimosso dai nostri vocabolari ma abbiamo bisogno di una mobilitazione lunga che ci permetta di parlare con la nostra gente. Chiediamo interventi strutturali, senza confronto la mobilitazione continua. Ci sono grandi diseguaglianze, il governo intervenga prima su queste nel percorso verso l’autonomia. Mettiamo al centro il recupero del potere d’acquisto, l’abbattimento del precariato, la sicurezza. Continuate a dire che ci sono incidenti e invece quando vengono manomessi i sistemi di sicurezza sono omicidi sul lavoro».

ALLA MINISTRA CALDERONE, che ha messo in dubbio l’utilità della manifestazione: «Quando hanno commissariato Inail e Inps lei era a Bruxelles, l’hanno informata? Ci vuole rispetto per chi è qui». E al ministro Urso: «Continuiamo a parlare di Made in Italy e sovranismo ma non abbiamo un obiettivo chiaro e non arrivano risposte sulle crisi. Al Sud un lavoratore guadagna il 19% in meno. Avete cambiato il Rdc, chi un posto non lo trova perché non c’è cosa fa, si rivolge alla mafia?». Dalla Cisl il segretario Sbarra sullo sciopero generale ammorbidisce i toni: «Vediamo prima i comportamenti e la disponibilità del governo: al centro della nostra mobilitazione abbiamo messo l’intento di riannodare i fili del dialogo con l’esecutivo. Se le risposte arriveranno bene, diversamente il sindacato non starà con le mani in mano. Diamo tempo al tempo».

CHI È ARRIVATO A NAPOLI vuole risposte. Michele De Palma, segretario generale Fiom: «Le crisi industriali sono concentrate in particolare al Sud, una mappa che va da Termini Imerese a Taranto passando da Napoli. Penso a Stellantis di Pomigliano d’Arco, in cui stiamo chiedendo migliori condizioni di lavoro e investimenti. Penso alla situazione fuori controllo dell’ex Ilva di Taranto, a Industria italiana autobus nell’avellinese. Reddito e precarietà: le scelte del governo vanno contro le persone che per vivere devono lavorare. Se l’esecutivo non apre al confronto, almeno per le vertenze metalmeccaniche, dovremo mettere in conto di andare oltre le manifestazioni». Come va in Campania lo spiega il segretario generale della Cgil regionale, Nicola Ricci: «Le ore di cassa integrazione ordinaria sono regredite del 50% ma la cig straordinaria, che fa prefigurare il peggio, è aumentata del 40%. Un pezzo di manifatturiero è a rischio».

RICCARDO FALCETTA è segretario generale Uilm Bari: «La nostra zona industriale è fortemente dilaniata dalla transizione energetica, la regione non sta mettendo in atto gli strumenti necessari per governarla. Nella sola provincia di Bari sono a rischio 10mila posti». Vincenzo Laurito viene dalla Calabria: «Siamo abbandonati, gli investimenti pubblici non ci sono e i privati scappano perché mancano i servizi per fare impresa. C’è uno spopolamento straordinario, i comuni si stanno svuotando. L’autonomia spaccherà ancora l’Italia: l’ufficio Bilancio del Senato dà l’allarme e la politica fa finta di niente». Fausto Durante, segretario generale Cgil Sardegna: «Avevamo una manifestazione a Bitti nel cuore della Barbagia, area a rischio spopolamento, ma è scattata l’allerta gialla e siamo corsi qui. Abbiamo crisi industriali nel Sulcis, nel Medio Campidano, nell’area di Cagliari. Il turismo è stagionale e con trattamenti salariali e normativi non adeguati. Poi ci sono le servitù militari che sconvolgono il territorio. Politiche economiche e welfare sociale non se ne vedono né da parte del governo né della regione».