Le donne sono fisicamente deboli, gli uomini sono forti e per questo possono dominarle come e quando vogliono. Ah sì? E se invece fosse il contrario? Se le donne scoprissero di essere forti e potenzialmente letali? Chi l’ha detto che sono per natura pacifiche e accudenti? In che mondo viviamo, in che mondo vivremo?
Anche chi non ama la fantascienza dovrà ricredersi: perché se non siete riuscite/i a vedere in originale le 10 puntate de Il racconto dell’ancella, a breve c’è una buona occasione per recuperare, dato che in Italia saranno trasmesse in anteprima esclusiva su Timvision dal 26 settembre. E intanto sarà uscito Ragazze elettriche di Naomi Alderman (nottetempo, pp. 448, euro 20, traduzione di Silvia Bre – da oggi in libreria) che quanto a segnali d’inquietudine e riflessioni sullo stato delle cose presenti e prossime future non ha niente da invidiare alla distopia di Margaret Atwood. Siamo comunque nell’ambito della fiction speculativa, un procedimento narrativo che non mette in scena mondi alieni e macchine mirabolanti né tantomeno supereroi, ma lavora su fenomeni già esistenti applicando la famosa formula del «come se» per immaginare che cosa potrebbe accadere nel caso gli aspetti peggiori di ciò che già abbiamo vissuto o stiamo vivendo diventassero prevalenti. Lavora cioè sulle nostre paure più profonde, portandole all’estremo – e per questo, come Margaret Atwood ha sempre sostenuto, si tratta di un genere letterario con una sua precisa cifra politica.

D’altronde Il racconto dell’ancella, pubblicato nel 1985 (appena riedito da Ponte alle grazie) in pieno backlash anti-femminista, e ritornato oggi prepotentemente al centro dell’attenzione grazie alla serie ideata da Bruce Miller (13 nomination per gli Emmy Awards 2017) e trasmessa sulla piattaforma Hulu negli Usa di Donald Trump, ha ben più di un legame con il romanzo di Alderman: innanzitutto nella salda relazione tra le due autrici, dato che la prima (classe 1939) è stata «mentore» della seconda (nata nel 1974) nell’ambito del Rolex Mentor and Protégé Arts Initiative. Insieme hanno firmato, scrivendo a capitoli alternati, The Happy Zombie Sunrise Home (2012) – storia di una nonna e di una nipote 15enne che devono affrontare una invasione di Zombie tra New York e Toronto. Alderman di zombie se ne intende dato che è la co-autrice e scrittrice principale dell’app per smartphone Zombies, Run! (game up di fitness scaricato in milioni di copie e ora alla quinta versione). Atwood dal canto suo non ha alcuna intenzione di lasciare il campo della fantascienza, tanto che nel 2014 ha partecipato al progetto scozzese Future Library, fondato da Katie Paterson, inserendo un suo libro inedito in una «capsula del tempo» che verrà aperta solo nel 2114.
Sulla copertina dell’edizione originale di Ragazze elettriche – che ha per titolo The Power e ha appena vinto il Baileys Prize for Women’s Fiction (un tempo Orange Prize) – campeggia il viatico della grande canadese, che Alderman peraltro non manca di ringraziare per prima alla fine del suo romanzo. Quello che le unisce e fa da ponte tra le due scrittrici di generazioni diverse è l’interrogazione sul potere, su come il suo uso e abuso determini le relazione tra i sessi, tanto che Ragazze elettriche sembra l’opposto speculare del Racconto dell’ancella. Atwood era partita dalla domanda di cosa accadrebbe se gli uomini tornassero ad assumere tutto il potere assoggettando le donne come schiave, serve e riproduttrici. Alderman costruisce il suo romanzo immaginando che le donne siano diventate padrone del mondo grazie alla scoperta di avere la capacità di usare l’elettricità dei loro corpi per fulminare gli uomini. Cinquemila anni fa dunque la debolezza femminile si è tramuta in forza e la storia ha cambiato di segno. L’autrice costruisce la sua narrazione descrivendo le possibilità di questa inversione, le modalità e gli effetti del cambiamento attraverso le vicende di quattro protagonisti, tre donne e un giovane uomo.

In entrambi i casi la domanda è: perché si abusa del potere? La riposta di Alderman è semplice e sconcertante: perché si può. Infatti, nell’antico «mondo retto da uomini» – ricostruito nel romanzo storico che tale Neil Adam Armon invia in lettura a Naomi (lo scambio di lettere tra i due fa da cornice alla storia) – c’erano violenza, stupri, droghe, pornografia, devastazione ecologica e il ricorso alla guerra per regolare i confitti, proprio come nel mondo attuale dominato dalle donne. La cosiddetta «Era del cataclisma» era cominciata con piccoli segnali in luoghi periferici del Pianeta – periferici rispetto agli Stati Uniti, ovviamente. C’era stata una rivolta delle donne a Riad, disordini a Delhi, l’istaurazione di una repubblica femminile in Moldavia, un tempo nodo strategico per la tratta delle donne immesse sul mercato della prostituzione mondiale. Poi gli episodi di rivolta si sono moltiplicati anche negli Stati Uniti e gli uomini hanno tentato di reagire, gridando al complotto anti-maschi: mentre perdevano a poco a poco il loro potere hanno cercato un antidoto per tornare alla «normalità», hanno creato organizzazioni armate e ronde, sono ricorsi alla segregazione. Tutto inutile, la forza, the Power, è dalla parte delle donne. Come è potuto accadere?

Se nel romanzo di Atwood la mossa decisiva per l’istaurazione di una dittatura patriarcale fortemente connotata da fondamentalismo cristiano è la chiusura di tutti i conti correnti intestati alle donne – un gesto esplicitamente «capitalista» che le priva di ogni autonomia e presto anche dell’identità – il cambiamento nel libro di Alderman avviene nel corpo: le ragazze di 14-15 anni scoprono di avere una “matassa” sotto la clavicola che consente loro di emettere delle scariche elettriche. Elemento ancora più significativo è che sono loro ad insegnare alle donne adulte come «risvegliare» questa capacità e come gestirla. Il «potere» si rivela dunque nelle giovani: alcune lo «passano» alle madri, come accade a Jocelyn, figlia della sindaca (Margot) di una città americana, la quale lo userà nella sua lotta contro l’odioso governatore dello stato fino ad estendere la sua «influenza» persino sul Presidente. Altre decidono di utilizzarlo in proprio per costruire un culto religioso femminilizzato (Allie) oppure per subentrare nel racket criminale di famiglia (Roxy). A raccontare in video i primi episodi è il giovane nigeriano Tunde, presto nuova star di un sistema multimediale che è complemento essenziale del Potere, chiunque lo eserciti.

Più che una messa in scena estremizzata dei rapporti tra i sessi – dove l’inversione dei rapporti di forza semplicemente capovolge i meccanismi della sopraffazione, con effetti a volte ironici e paradossali ma spesso anche rivelatori di una dimensione di violenza che preferiremmo non vedere anche se è cronaca quotidiana – Ragazze elettriche è una critica spietata delle relazioni di potere e dei suoi effetti. Nelle periferie del mondo, ma attivamente all’opera anche nel suo cuore sedicente democratico. Alderman si muove con perfetta padronanza di linguaggio tra la letteratura e l’immaginario proprio dei media visuali – specie Tv e videogames – restituendoci il senso di un mondo esausto, e pericolosamente in bilico, in cui occorre pensare il futuro.