È morto l’undici giugno a ottantotto anni -ma la notizia è arrivata solo mercoledi scorso, il regista giapponese Nakajima Sadao. Nakajima è stato un ottimo regista di genere che ha lavorato specialmente nei film di yakuza, d’azione e in quelli di samurai, mescolando molto spesso violenza, umorismo e un tocco di erotismo. Questo è evidente fin dal suo debutto dietro la macchina da presa nel 1964 con i due film di Female Ninja Magic, lungometraggi dove donne ninja spesso seminude combattono attraverso poteri magici. Sebbene non sia stato un innovatore come altri suoi colleghi, viene da pensare soprattutto a Kinji Fukasaku e alla sua rivoluzionaria serie di film Battle Without Honor or Humanity, Nakajima ha contribuito e di non poco allo sviluppo e al successo commerciale di certo cinema popolare nell’arcipelago, soprattutto durante gli anni sessanta e settanta. Spesso i suoi lungometraggi sono concisi, mai troppo lunghi e con scene d’azione, siano esse in motocicletta, in autobus o con duelli tra samurai, che da sole valgono il prezzo del biglietto.

NAKAJIMA nella sua lunga carriera ha sovente lavorato con i grandi attori del cinema di genere giapponese, ricordiamo almeno la sua lunga collaborazione con Bunta Sugawara con cui realizzò ad esempio cinque dei nove film della serie Viper Brothers (1971-1975), dove il grande attore giapponese e Tamio Kawachi interpretano due giovani e selvaggi teppisti aspiranti yakuza. Si tratta di film violenti, ipercinetici, con momenti di leggerezza e qualche tocco di comicità. Sempre con Sugawara, punta di diamante della casa di produzione giapponese durante tutto il decennio dei settanta, Nakajima dirige nel 1972 due lungometraggi dedicati al personaggio di Kogarashi Monjiro, samurai vagabondo con un grande cappello di paglia in testa e un filo d’erba perennemente in bocca. A questo personaggio fu dedicata una serie televisiva, trasmessa nell’arcipelago nello stesso anno, che arrivò anche nel nostro paese un decennio più tardi, nel 1982, con il titolo di Monjiro Samurai Solitario.Nakajima ha contribuito e di non poco allo sviluppo e al successo commerciale di certo cinema popolare nell’arcipelago, soprattutto durante gli anni sessanta e settanta

UN ALTRO dei grandi film diretti da Nakajima, lavoro molto amato in Giappone, è A Savage Beast Goes Mad, uscito nel 1976, settantotto minuti di pura adrenalina in cui un uomo che lavorava come collaudatore di macchine, perde il suo lavoro, rapina alcuni negozi e fugge su un autobus per le strade di Kyoto causando il caos più assoluto. Naturalmente avendo lavorato per la Toei durante i settanta, periodo in cui l’industria cinematografica giapponese, per sopravvivere, virò verso la produzione di film erotici, Nakajima è stato anche autore di molti lavori softcore e di exploitation.
Fra i messaggi di cordoglio arrivati dopo la notizia della morte del regista, c’è anche quello di Iwashita Shima, una delle più grandi attrici giapponesi del dopoguerra, che con Nakajima lavorò in alcuni capitoli della serie Yakuza Ladies fra gli anni ottanta e novanta.
Anche a età avanzata e verso la fine della sua carriera, Nakajima ha continuato a irradiare passione per il cinema sia attraverso la sua posizione come professore all’Università delle Arti di Osaka, sia come produttore generale del Kyoto Film Festival, ma anche e ancora come regista. Nel 2015 realizzò, ad esempio, Chambara: The Art of Japanese Swordplay, un interessante documentario sulla storia e sul dietro le quinte dei film di samurai nella città di Kyoto.

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