La famiglia di Nadim Nuwara non si è mai arresa. Sapeva sin dall’inizio che il ragazz ucciso lo scorso 15 maggio davanti alla prigione di Ofer durante le manifestazioni per la Nakba, era stato colpito da munizioni vere. Ora ha avuto la conferma. «Il frammento di un proiettile vero è stato ritrovato nel corpo del giovane martire», ha annunciato ieri il procuratore generale palestinese Abdel-Ghani al-Awewy riferendo dei risultati dell’autopsia svolta all’Istituto di medicina legale di Abu Dis (Gerusalemme), presenti specialisti americani, danesi e israeliani. «I medici hanno accertato che la morte (di Nadim Nuwara) è stata provocata da quel proiettile», ha aggiunto il procuratore. E’ improbabile che le autorità militari israeliane accolgano i risultati dell’autopsia. Ma alla famiglia di Nadim, 17 anni, e a quella dell’altro ragazzo ucciso davanti al carcere di Ofer, Mohammed Abu Thahr, 16 anni, importa ben poco. Hanno ottenuto la verità che cercavano.

 

L’esercito ha ripetuto in queste settimane che i soldati spararono solo proiettili rivestiti di gomma. Sono però emersi, in qualche caso rivelati proprio dalla stampa israeliana, nuovi particolari. Sviluppi sui quali sono intervenuti i centri internazionali per i diritti umani e che hanno spinto le Nazioni Unite e persino gli Stati Uniti a chiedere un’indagine sull’accaduto. Fin troppo chiare sono le immagini degli ultimi attimi di vita dei due ragazzi ripresi dalle telecamere di sorveglianza posizionate intorno al carcere di Ofer. Il filmato mostra i due ragazzi disarmati che si accasciano all’improvviso mentre si allontavano dalla manifestazione di protesta, colpiti nonostante non rappresentassero alcuna minaccia. Per le autorità israeliane si tratta di una “prova contraffatta”.

 

Qualche giorno fa Human Rigths Watch ha diffuso un dossier sull’accaduto nel quale parla apertamente di crimine di guerra. «L’uccisione intenzionale di civili per mano delle forze israeliane impegnate nell’occupazione è un crimine di guerra… Israele ha la responsabilità di perseguire coloro che hanno sparato a questi adolescenti e anche chi ha ordinato l’impiego di proiettili veri», ha detto Sarah Leah Whitson, responsabile per il Medio Oriente e Nord Africa per Hrw. L’Esercito ha avviato le indagini già a maggio ma in passato questo tipo di inchieste avviate nei confronti di militari israeliani impiegati nei Territori palestinesi occupati quasi mai sono approdate a risultati concreti e all’accertamento di responsabilità dirette. Proprio un gruppo israeliano per i diritti umani, Yesh Din, riferisce che dal settembre del 2000, quando ebbe inizio la seconda Intifada, sino ad oggi l’esercito israeliano ha giudicato sei soldati accusati per avere ucciso senza apparente motivo dei palestinesi, condannandoli a un massimo di sette mesi e mezzo di carcere. B’Tselem, un altra organizzazione per i diritti umani, ha calcolato che negli ultimi 14 anni i militari israeliani hanno ucciso oltre 3 palestinesi che non avevano preso parte ad alcuna azione ostile.

 

Il risultato dell’autopsia sul corpo di Nadim Nuwara è giunto poche ore dopo una “esecuzione mirata” di un “terrorista” a Soudanya (Gaza), costata la vita, hanno riferito i medici palestinesi, anche a un civile innocente e il ferimento grave di un bambino. Un drone ha sganciato un razzo che ha ucciso Hamada Nasrallah, descritto dal portavoce militare come un miliziano salafita che aveva lanciato poco prima un razzo in direzione di Israele. «Inseguiremo e metteremo le nostre mani su chiunque ci minacci», ha avvertito il ministro della difesa Moshe Yaalon.