Il rumore notturno di pentole che nei giorni successivi al golpe dei militari in Myanmar, denunciava una rabbia presente per quanto composta, è tracimato per le strade della capitale Yangon.

STUDENTI, LAVORATORI, gente comune, vestita di rosso (il colore della Lega nazionale per la democrazia) e con la mano raccolta a evidenziare le tre dita – nuovo simbolo delle proteste asiatiche, comuni anche alla Thailandia e traslate dalla popolare serie cinematografica Hunger Games – hanno dato vita a una straordinaria protesta contro i militari, a favore della Lega nazionale per la democrazia e per la liberazione della sua leader, Aung San Suu Kyi, agli arresti (rischia due anni di carcere) per possesso illegale di ricetrasmittenti.

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IN PRECEDENZA
i medici avevano già manifestato contro il nuovo regime, sostenendo di non poter lavorare per una giunta militare. Nella giornata di ieri in tanti hanno deciso di dare un contributo alle proteste anche senza scendere per strada: un camion – riporta il Guardian – ha rilasciato palloncini rossi nel cielo, mentre i conducenti degli autobus lanciavano volantini «contro il comandante in capo dell’esercito, Min Aung Hlaing».

VENERDÌ, CENTINAIA di studenti si erano radunati alla Dagon University, alla periferia della capitale. I militari hanno «distrutto i nostri sogni, spero che la nostra generazione sarà l’ultima a sperimentare il governo militare». Le manifestazioni a Yangon segnalano un’attivazione reale della popolazione birmana, dopo che i principali strumenti on line di organizzazione delle mobilitazioni sono stati spenti dalla giunta militare. A questo proposito Amnesty International ha definito la chiusura «atroce e spericolata» e ha avvertito che potrebbe mettere la popolazione del Myanmar a rischio di violazioni dei diritti umani.

Anche in questo caso, si assiste a una nuova consuetudine di certe forme di potere, tese a silenziare immediatamente la rete internet, con l’illusione di fermare proteste che in realtà partono da sentimenti reali, di una popolazione che grazie alla pur lenta e incompleta (non senza alcuni orrori, come quello del Rohingya) democratizzazione, aveva assaporato una vita normale e caratterizzata da una nuova fiducia che molti paesi esteri avevano dimostrato sotto forma di investimenti e una lenta ripresa economica.

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Come riportato dalla Bbc, «La polizia con scudi antisommossa ha utilizzato filo spinato per bloccare le strade e sono stati dispiegati cannoni ad acqua, ma la manifestazione è rimasta pacifica, senza alcun tentativo da parte dei manifestanti di oltrepassare le linee di polizia».

«SIAMO QUI PER COMBATTERE per la nostra prossima generazione, per liberarli da una dittatura militare», ha detto a France-Presse una donna alla manifestazione. Parlando da Yangon, l’ambasciatore britannico in Myanmar, Dan Chugg, ha detto alla Bbc che un numero crescente di persone stava scendendo in piazza durante un movimento di disobbedienza civile a livello nazionale. “Il dolore e la tristezza degli ultimi giorni si stanno gradualmente trasformando in rabbia». Nella giornata di ieri si segnala anche l’arresto di Sean Turnell, un professore australiano nonché consigliere economico della deposta leader Aung San Suu Kyi. Turnell – direttore del Myanmar Development Institute – aveva definito la notizia del colpo di stato come un evento «straziante e un disastro per l’economia» la notizia del colpo di stato. «Sono stato arrestato, forse accusato di qualcosa, può essere qualsiasi cosa, ovviamente», ha riportato la Bbc.