«Questo luogo era chiamato Ishatee dai nativi americani, un posto sacro e speciale. La mia bisnonna era un indian-american della tribù Yuchi. Loro erano convinti che una giovane donna vivesse nel fiume, il Tennessee che loro chiamavano Nunnuhsae, e cantasse canzoni ogni giorno per proteggerli. Anche oggi girando spesso in barca per i gomiti del corso d’acqua io sento spesso il canto della donna del fiume» confessa Tom, il bisnipote, in apertura di Muscle Shoals-dove nascono le leggende, il film documentario, diretto da Greg «Freddy» Camalier, presentato l’anno scorso al Sundance e in uscita nelle sale oggi 10 luglio (le date successive le potete trovare all’indirizzo web www.woovie.it)

C’è qui, in questo piccolo comune di ottomila abitanti al confine dell’Alabama, una magica alchimia, qualcosa capace di trasformare il metallo, il ferro, la ruggine in oro, un campo di energia che ha creato nel tempo il Muscle Shoal Sound, una corrente vigorosa che attraversa le colline, il fiume, i campi coltivati e lo spirito del popolo, un suono «che viene dal fondo dello stomaco, dalle viscere del cuore». È un luogo dove, prima ancora che il movimento per i diritti civili prendesse piede, il colore della pelle non aveva alcuna importanza, dove bianchi e neri suonavano e vivevano insieme ma quando andavano a mangiare tutti in fila al diner all’angolo venivano guardati male.
Il personaggio al centro di questa vicenda è Rick Hall, allevato in povertà tra quelle colline ma con una grande voglia di riuscire. Un maniaco totale, un perfezionista assoluto, il fondatore dello studio Fame dove tutto ebbe inizio con Steal Away , il primo disco di Jimmy Hughes, subito un successo seguito poi da You better move on di Arthur Alexander (che i Rolling Stones riprenderanno) , il fattorino d’ospedale Percy Sledge, l’inizialmente diffidente Wilson Pickett e soprattutto Aretha Franklin, Etta James, Lynyrd Skynyrd, Duane Allman, Jimmy Cliff e tanti altri. Sono alcuni dei grandissimi che hanno registrato qui a raccontare il clima e la bravura di questa sezione ritmica strabiliante composta da Barry Beckett (tastiere), Roger Hawkins (batteria), Jimmy Johnson (chitarra) e David Hood (basso), il gruppo chiamato the Swampers, citato anche nel testo della canzone simbolo della regione, Sweet Home Alabama.

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I quattro sceglieranno di andarsene da soli nel 1969 creando un altro studio, il Muscle Shoals Sound Studio, e producendo svariati dischi, caratterizzati sempre da una potente carica funky. Tra case discografiche (l’Atlantic, la Capitol, la Chess) e produttori famosi (da Sam Phillips a Jerry Wexler) sfilano canzoni che hanno segnato un’epoca come Land of 1000 Dances, When a man loves a woman, Brown Sugar, I Take You There, Mustang Sally, Tell Mama, Kodachrome, Sitting in Limbo, Freebird e Mainstreet, i più noti tra le migliaia di brani musicali creati in quel luogo (con personaggi intervistati come Bono, Keith Richards e Alicia Keys che s’interrogano sul rapporto tra la grande quantità d’acqua, i boschi, l’atmosfera elettrizzante e il fertile groove cosparso nelle sale di registrazione).

«Muscle Shoals viene dal cuore, non solo il film, ma la totalità del racconto in sé – dice il regista Camalier – Molto prima di aver avuto la fortuna di inciamparci, questo luogo arrivava al mondo attraverso la musica incredibile che ne usciva. Spero che Muscle Shoals vi tocchi quanto ha toccato me e vi aiuti a ricondurvi verso la vostra voce interiore. Noi tutti cerchiamo quel senso di comfort e di appartenenza così come la nostra purezza di spirito e i sogni. Muscle Shoals è stata una strada verso casa per me. Spero che lo sia anche per voi».