Un suono roccioso e monolitico, che anche senza parole riesce a evocare immagini e atmosfere. Una specie di metal con forti influenze progressive, che alterna momenti di forte intensità a parti meno pesanti, ma ugualmente compatte e strutturate, come la colonna sonora di un film immaginario. Questo, a grandi linee, è il cuore del terzo lavoro dei romani Juggernauts. Dopo il concept Trama! del 2014 (che raccontava a modo suo un piccolo spaccato della storia italiana degli anni ’70), il gruppo romano prosegue il suo percorso con sette tracce strumentali che non seguono un unico filo narrativo, ma trasportano l’ascoltatore in un percorso allo stesso tempo accidentato e coerente. La caratteristica principale dell’album è il potentissimo impatto, un vero e proprio muro di suono che riempie lo spazio. Il basso di Roberto Cippitelli rappresenta spesso il principale elemento melodico, con le chitarre e i sitar di Andrea Carletti e Luigi Farina che lo sostengono e che contribuiscono alla costruzione delle trame sonore e con la robusta batteria di Matteo D’Amicis che colpisce implacabile.