Il suo cuore ha cessato di battere alle prime ore del mattino. Jole Santelli, la presidente della Calabria, eletta il 26 gennaio scorso, è deceduta per arresto cardiaco nella sua abitazione cosentina di via Piave al termine di una lunga malattia. Donna forte e determinata, 51 anni, nipote del vecchio leone socialista Giacomo Mancini, ha combattuto fino alla fine la sua dignitosa battaglia contro il tumore. Quando Silvio Berlusconi, l’inverno scorso, le propose la candidatura, chiese e ottenne il placet dal suo oncologo di Paola («voglio dare il buon esempio e curarmi in Calabria»).

Le elezioni regionali poi le vinse con 20 punti di vantaggio su Pippo Callipo e da lì inizio la sua presidenza in una terra bella e difficile. L’ha governata con il consueto piglio. Minacciando di chiudere i porti agli sbarchi di migranti, ma aprendo bar e ristoranti, perché «oltre al coronavirus conta l’economia». Per questo si scontrò, anche in sede giudiziaria, con il governo Conte e con il ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia. Ma la stima reciproca è sempre rimasta intatta. Con l’esecutivo che oggi la ricorda con affetto («una perdita dolorosa, la sua scomparsa è una ferita profonda per la Calabria e le istituzioni» così il premier).

Avvocato penalista, legata a Cesare Previti nel cui studio romano di via Cicerone espletò la pratica forense, entra nel gruppo storico di Forza Italia a Roma nel 1994. Diventa assistente parlamentare di Marcello Pera, suo mentore politico, e a Montecitorio entra da parlamentare nel 2001 e poi per altre 5 legislature. Si occupa di giustizia, è sottosegretaria a via Arenula per due volte e testa d’ariete delle battaglie berlusconiane contro i giudici. Sono gli anni ruggenti delle leggi ad personam, dei legittimi impedimenti ritarda-udienze, fino al divieto di appellare le sentenze di assoluzione. Santelli li vive in prima linea senza mai creare fossati con il centrosinistra. Sapeva dialogare e tessere rapporti, aveva legato anche con i moderati di Forza Italia, con Angelino Alfano, Beatrice Lorenzin e Maurizio Lupi, fino a diventare una «risorsa» del governo di Enrico Letta, dove occupò, per pochi mesi, la casella di sottosegretario al Lavoro. Quando gli alfaniani ruppero con Berlusconi, lei non esitò un istante a dimettersi: «Io aderisco a Forza Italia e sto con Berlusconi».

Cosentina di origine, era molto legata alla terra bruzia. L’attuale sindaco Mario Occhiuto la volle come sua vice fino al 2019. Tra i due poi nacquero dissidi quando Salvini pose il veto su Occhiuto presidente, spianandole così la strada della Cittadella regionale. Proprio Occhiuto è stato uno degli ultimi a sentirla, prima al telefono e poi tramite messaggi («Mi ha detto che non stava molto bene, perché non aveva voce. Mi aveva invitato martedì all’Auditorium di Roma per la presentazione del corto di Gabriele Muccino sulla Calabria a cui teneva molto»).

Nelle ultime settimane, malgrado le voci sul peggioramento della sua salute si rincorressero, era iperattiva. Sui monti della Sila, a Camigliatello sotto un freddo pungente, aveva accolto la carovana del Giro e il giorno prima a San Giovanni in Fiore aveva festeggiato la vittoria alle comunali della candidata azzurra. L’aveva fatto a modo suo, ballando la tarantella, come il 27 gennaio, la notte della sua elezione. Il ballo e il mancato rispetto delle norme anticovid da lei stessa emanate causarono aspre polemiche. Ma forse quei balli postati in rete volevano solo zittire chi la voleva «debole» e «affaticata» per la malattia.

Berlusconi («a cui devo tutto» diceva) ha reso omaggio a «un’amica sincera, intelligente, leale, una donna appassionata, una combattente tenace. Mi è stata vicina anche nei momenti più difficili. Non aveva paura di nulla, neppure della malattia e della sofferenza. La Calabria perderà una guida autorevole». I funerali si terranno oggi nella chiesa di San Nicola a Cosenza. Per la regione si apre ora una fase transitoria. In attesa, ai sensi dell’art.126 della Costituzione, delle dimissioni della Giunta e dello scioglimento del Consiglio, la reggenza è affidata al vicepresidente, il leghista Nino Spirlì.