Economia

Multa a Vivendi: 74 milioni per non aver comunicato il controllo di Tim

Multa a Vivendi: 74 milioni per non aver comunicato il controllo di TimVincent Bollorè, fondatore di Vivendi

In Extremis Francesi sanzionati con la golden power, ma con lo sconto: dovevano essere 300 mln

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 9 maggio 2018

In quello che con tutta probabilità è stato l’ultimo consiglio dei ministri del governo Gentiloni, il Pd inizia la sua campagna elettorale con due provvedimenti altamente condivisibili dall’elettorato. Il primo riguarda il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali nelle aree di crisi complessa – che garantisce salario soprattutto agli operai ex Alcoa di Portovesme in attesa della reindustrializzazione di Sider Alloy – mentre il secondo riguarda l’utilizzo della golden power contro i francesi di Vivendi a cui viene comminata una multa di ben 74 milioni.
Il governo ha multato Tim per non aver comunicato alla Consob il passaggio del controllo di un’azienda strategica sotto un gruppo francese. Ciò è accaduto nel 2017, mentre solo pochi giorni fa proprio la controllata del governo Cassa depositi e prestiti ha aiutato il fondo americano Elliott a sottrarre il controllo a Vivendi.
La nota di palazzo Chigi spiega di aver applicato la legge del 2012 che prevede «Poteri speciali inerenti agli attivi strategici nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni», con obblighi di comunicazione delle società che entrano o rilevano il capitale di asset strategici in Italia. «Con la notifica, è fornita al Governo una informativa completa sulla delibera, atto o operazione in modo da consentire l’eventuale tempestivo esercizio del potere di veto».
La sanzione prevista corrisponde all’un per cento del fatturato cumulato da Tim e Vivendi «in relazione agli asset rilevanti nel settore telecomunicazioni», ovvero 74,312 milioni di euro. Nei mesi scorsi si era vociferato di una sanzione più alta: fino a 300 milioni.
Al momento dell’annuncio della procedura sia Tim che Vivendi avevano fatto ricorso al Presidente della Repubblica, definendolo una «mossa tecnica», riservandosi così la possibilità di contestare la sanzione.

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