Mps, si abbassano i toni ma resta la nazionalizzazione
Banche e Governo La Consob: i politici misurino le parole
Banche e Governo La Consob: i politici misurino le parole
Il titolo Montepaschi continua a perdere, Lega e M5s abbassano i toni ma non opinione. Nonostante le polemiche politiche sull’uscita dell’economista della Lega Claudio Borghi, nella versione definitiva del contratto di governo viene ribadita la volontà di nazionalizzare la banca e cambiare il vertice. Ieri a Piazza Affari il titolo Mps ha chiuso nuovamente in calo del 3,52% costringendo anche la Consob ad interventire: «Chi svolge funzioni pubbliche o ha poteri decisionali» deve usare «la massima prudenza e misura».
Le parole di mercoledì di Pier Carlo Padoan – ministro che ha dovuto mettere una pezza con la nazionalizzazione alle promesse di Renzi della fantomatica cordata di emiri del 2014-2015 – hanno aperto una ridda di reazioni. «Mi auguro che Mps torni a recuperare tutto – aveva commentato il leader leghista Matteo Salvini – anche se, purtroppo, la banca più storica d’Italia non è stata massacrata dal contratto, ma da qualche farabutto, da qualche delinquente che ha un nome e un cognome. È sopravvissuta anche alla peste bubbonica, ma non ai delinquenti». Toni morbidi anche dal leader del M5S, Luigi Di Maio: «Di Mps, come di tutte le altre crisi bancarie, ci occuperemo senza shock e senza nessun tipo di preoccupazione. I politici italiani – ha poi aggiunto – sono chiamati dalla Costituzione a tutelare il risparmio, non solo le banche e quando i due interessi non coincidono, noi scegliamo i risparmiatori».
Dalla parte della nazionalizzazione ci sono anche i piccoli azionisti di “Buongoverno Mps”: «Ben vengano le parole di Borghi, non è il meno 8% in borsa a spaventare noi piccoli azionisti quando anche con Padoan abbiamo vissuto un meno 99% senza poi pero’ addivenire ad un profondo mutamento di governance e di vertici come invece adesso auspichiamo».
Ad oggi lo Stato detiene il 68 per cento della banca, frutto di un investimento da 5,4 miliardi che in Borsa ne vale solo 2,2. Gli accordi dell’anno scorso con la commissione Ue prevedono la vendita della quota statale entro il 2021.
Contrario invece al cambio della governance e dell’amministratore delegato Marco Morelli – uomo indicato da Renzi – è il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che ha implorato Borghi: «Per favore, taci. Fuori la brutta politica dalle banche». Perplesso anche Stefano Buffagni dei Cinque Stelle: «Giocare sulla pelle di Mps con i soldi dei cittadini non è quello che deve fare chi si appresta a guidare un paese – ha scritto -. Le responsabilità dei disastri del passato a marchio Pd sono chiare a tutti. Ora però bisogna risolvere i problemi limitando al minimo le perdite della collettività». Il collega pentastellato Carlo Sibilia punta invece il dito contro Padoan: «Continuava a dire che lo Stato ci ha guadagnat, ècome il palo nelle rapine».
Per la continuità del piano industriale si schierano invece i sindacati Fisac Cgil e Fabi.
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