Un sit-in dei movimenti per la casa, il reddito e contro la Tav in piazza Campo de’ Fiori si è trasformato per tre ore in una trappola per topi. Così è stato voluto sin dalla sera del 19 quando i ristoratori che lavorano attorno alla statua di Giordano Bruno sono stati sollecitati dalle forze dell’ordine a chiudere l’attività a partire dal pomeriggio di ieri. La piazza si presentava spettrale, tutto chiuso tranne la storica libreria Fahrenheit 451 che ha riaperto regolarmente alle 16. Quanto al resto delle stradine erano spopolate. Anche il liutaio di vicolo delle grotte sedeva al tavolino dell’unico bar semi-aperto. Ha preferito chiudere anche lui. Un clima di paura e di apprensione diffuso da chi temeva «2-3 mila persone» pronte a «scatenare la guerriglia urbana». In questo modo lo spicchio di centro-storico, tra il ministero della giustizia in Via Arenula e piazza Farnese, è stato militarizzato. Ma la «guerriglia», se vogliamo dare un senso alle parole, non c’è stata.

Sbarrato da due camionette porta-idranti e un cordone di polizia si è presentato l’accesso a piazza Farnese, sede dell’ambasciata di Francia, nel giorno del vertice italo-francese a Villa Madama. Nella dichiarazione finale del vertice, il comunicato congiunto di entrambi i governi ha puntualizzato: «La nuova linea Lione-Torino è un cantiere aperto di cui sottolineiamo il carattere prioritario della realizione». Giusto per ribadire una ferrea, quanto sorda, determinazione. Queste parole si sono abbattute come un martello su un migliaio di manifestanti che chiedono di investire i miliardi per il Tav sulla casa, il welfare o la scuola. «1 km di Tav = 1000 case popolari» recitava un cartello esposto ieri.

Mentre il concentramento a Campo de’ Fiori andava gonfiandosi, in trecento hanno provato ad occupare la sede romana del Pd in via Sant’Andrea delle Fratte, poco distante dalla Camera. Uno schieramento di carabinieri lo ha impedito. Le iniziali del partito impresse su una targa sono state coperte con lo spray da parte di un manifestante. Senza dubbio, il partito di Epifani, che appoggia il progetto della Tav, è stato ieri uno degli obiettivi della protesta. In via della Mercede, davanti alla sede del Cipe, i gruppi hanno montato alcune tende e anche qui si sono verificati momenti di tensione. Il «corteo selvaggio» si è poi diretto a Campo de’Fiori dove, insieme agli altri, ha provato a ripartire. Ma l’uscita era stata bloccata da un cordone di polizia e dalle camionette.

Paolo Di Vetta, dei Blocchi Precari Metropolitani, ha denunciato la violazione degli accordi con i responsabili della piazza e con la Digos: «Sapevate che ci sarebbe stato un corteo – ha detto davanti a decine di telecamere, affrontando il cordone di polizia – fino al Colosseo. Perché ci trattate da pericoli pubblici, mentre qui noi siamo a mani nude? Non esiste alcun diritto». Il corteo è rimbalzato dalla parte opposta della piazza, infilandosi in via dei Giubbonari che porta in via Arenula. Anche qui è stato bloccato. Sono prima esplosi petardi, accesi fumogeni, poi è avvenuto un breve e duro scontro tra i manifestanti e le forze dell’ordine che hanno caricato due volte per allontanare di poco la folla che premeva e voleva avanzare gridando «Corteo!» e «Vergogna!». Nella calca, tre o quattro persone hanno divelto i pannelli dove la sezione Pd di via dei Giubbonari espone le pagine dell’Unità. Probabilmente per lanciarle contro la polizia di cui si temeva una carica più decisa in una strettoia micidiale.

Un episodio grave che non sarebbe accaduto se il corteo fosse stato lasciato libero di scorrere com’è poi avvenuto un’ora dopo verso il Circo Massimo. E se lo sbarramento della polizia fosse stato realizzato venti metri prima, a protezione della sezione sui cui muri sono stati scritti slogan No Tav. Nella collutazione sono stati feriti 6 agenti, un manifestante e un militante Pd. Durissima è stata la reazione di Gianni Cuperlo che ha denunciato un «attacco fascista». Il segretario Epifani ha parlato di «violenza estremista che non intimidisce il Pd». Letta si è detto «dispiaciuto per gli incidenti». Il corteo, ormai arrivato a 5 mila persone, è ripartito con in testa Lelio, un manifestante in sedia a rotelle che già il 19 ottobre aveva affrontato da solo i cordoni di polizia armato di uno spray. Nella mattinata di ieri gli attivisti No Tav e quelli della lotta della casa hanno partecipato ad un’assemblea al liceo Mamiani da poco occupato.