Il fascino trascendente dell’Oriente e il canone a misura d’uomo dell’Occidente: l’Egitto dei misteri, luogo di morte dell’efebico Antinoo, e la Grecia classica, patria d’elezione di Adriano, l’imperatore spagnolo che avrebbe trasformato in dio il suo sfortunato amore terreno. Il marmo proconnesio del divino Horus, il figlio dalle sembianze di falco di Osiride e Iside, e una testa marmorea ispirata al Doriforo di Policleto: il «portatore di lancia» dalle forme perfette. Sono queste le maggiori rivelazioni degli scavi diretti da Zaccaria Mari nella Palestra di Villa Adriana, i cui risultati sono stati presentati a Tivoli.

Gli esperti della Soprintendenza hanno scelto la Giornata nazionale dell’archeologia, del patrimonio artistico e del restauro (lo scorso dicembre) per ribadire il dovere di guardare al futuro, dopo anni spesi dalla cittadinanza a difendere il capolavoro adrianeo dagli attacchi al paesaggio e al tessuto urbano che lo accoglie. Il rischio di vedere nascere a breve distanza la discarica di Corcolle, proposta per accogliere i rifiuti di Malagrotta, è definitivamente scongiurato, mentre le prese di posizione dell’amministrazione comunale, guidata dall’archeologo Giuseppe Proietti, e del Ministero promettono di chiudere presto il contenzioso aperto dalla «lottizzazione Nathan»: un mostro edilizio concepito nella vicinissima località di Ponte Lucano.

Il progetto dei costruttori, approvato da una delibera comunale del 1981, era stato accettato con alcune modifiche nel 2012 dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio. Le reazioni non tardarono. L’associazione Italia Nostra propose un ricorso al Tar del Lazio, ancora pendente, l’Unesco aspetta dall’Italia una valutazione d’impatto. Qualora non venissero presi provvedimenti, il nome di Villa Adriana scomparirebbe dalla lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, alla quale è iscritta dal 1999.

Prendendo spunto dalle ultime scoperte, abbiamo parlato dell’avvenire del sito con Zaccaria Mari, Elena Calandra, soprintendente per i beni archeologici del Lazio dal settembre del 2012, e Benedetta Adembri, direttrice dell’area archeologica.
«Un buon punto di partenza è rappresentato dal successo ottenuto dalle due mostre organizzate nel 2013 e nel 2014, che hanno contribuito a una significativa ripresa nel numero dei visitatori paganti, completando così un percorso di valorizzazione iniziato nell’aprile del 2012 con il rilascio di un sito web curato dal Mibact», spiega Elena Calandra. «La prima, Marguerite Yourcenar. Adriano, l’antichità immaginata, è stata dedicata alla scrittrice delle Memorie di Adriano. L’altra, Adriano e la Grecia. Villa Adriana tra classicità ed ellenismo è stata anche un’occasione congiunta per celebrare il secondo semestre di presidenza europea, affidato all’Italia a partire dal luglio del 2014, dopo sei mesi a guida greca».
La pianificazione degli archeologi entrerà nei prossimi mesi nella fase successiva: dalla valorizzazione con rassegne temporanee, si passerà a una strategia organica a lungo termine.
«Tornati in Grecia il 2 novembre i reperti di provenienza ellenica dell’ultima mostra – racconta la soprintendente – abbiamo deciso di sfruttare l’allestimento per essi predisposto nell’Antiquarium del Canopo per includervi i rinvenimenti del 2014. Prevediamo di aprire definitivamente al pubblico questo spazio, finora riservato a eventi estemporanei, entro la fine di marzo, seppure all’inizio con orario ridotto. Siamo orgogliosi dell’efficienza della nostra squadra. A maggio, quando abbiamo potuto contare sulla seconda tranche dei finanziamenti Arcus, dopo quella utilizzata tra il 2005 e il 2007, abbiamo riportato alla luce i primi materiali dalla Palestra. In meno di sei mesi ne abbiamo completato pulitura e restauro. Pubblicheremo l’edizione scientifica dei lavori, integrata con i recenti scavi».
Gli scavi hanno interessato sette edifici monumentali nel settore settentrionale della villa, dove sorgono quelle imponenti stanze che Giambattista Piranesi, il celebre incisore del XVIII secolo, aveva definito «sale nobili». Mai prima erano state indagate; una miniera di informazioni è aperta dai pavimenti e dai rivestimenti in marmo svelati, dai frammenti di statua e di rilievi identificati. Secondo Zaccaria Mari, il direttore scientifico degli scavi, l’area era adibita alla rievocazione di un santuario egizio, una tipologia architettonica cara all’imperatore Adriano.

«Nel 2006 avevamo rinvenuto una statua rappresentante una sfinge, l’anno seguente la raffigurazione di un Ibis – spiega Mari –
Da qui provengono anche tre busti in marmo rosso di sacerdoti isiaci, erroneamente interpretati da Pirro Ligorio, il progettista di Villa d’Este, come atleti. Fu per questo motivo che l’architetto, improvvisatosi archeologo con la speranza di recuperare statue per impreziosire la sua creazione, definì il complesso: ’Palestra’. Inoltre, nel Settecento venne fuori un busto bronzeo di Iside, mentre alcuni stucchi sono decorati con simboli egizi».

I lavori alla Palestra finiranno in primavera, afferma Benedetta Adembri, la direttrice di Villa Adriana. «Nuovi dati arrivano in continuazione anche dalle tante istituzioni internazionali di prestigio che scavano a Villa Adriana: la Columbia University di New York è impegnata nel Vestibolo, l’università di Siviglia nell’area di Palazzo, La Sapienza nella Piazza d’Oro. Preziosi sono gli scavi del British Museum a Pantanello, nelle immediatamente vicinanze del sito, i rilievi condotti dalle facoltà di architettura di Firenze e Pavia e i contributi dell’Istituto archeologico germanico».

Grazie alla comunità scientifica, di fatto, la villa adrianea è un patrimonio universale. Tutela e valorizzazione, tuttavia, spettano all’Italia, vittima frequente di vuoti di memoria e non di rado cattiva amministratrice. «I finanziamenti speciali destinati al monumento dal ministro Galan nel 2011 sono stati impiegati per il recupero alla fruibilità delle Piccole Terme e degli Hospitalia e per il Teatro Marittimo – continua la direttrice – Qui i lavori sono in fase avanzata; il teatro è ancora chiuso per restauro, ma stiamo valutando la possibilità di far visitare il cantiere al pubblico già prima della sua riapertura, prevista a primavera».

Nel frattempo, l’area circostante il sito dovrà confermarsi sempre più una zona cuscinetto che funzioni da tampone, secondo le direttive dell’Unesco, attenta sentinella affinché il bene non sia soffocato da non idonei usi.