Morti sul lavoro in calo per l’Inail. Ma è proprio così? Da decenni i criteri di catalogazione degli incidenti sul lavoro e la loro tempistica sono oggetto di critiche e denunce da parte di innumerevoli associazioni e sindacati.

Se nessuno vuole mettere in discussione i numeri forniti dall’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro, ente preposto al calcolo e soprattutto alla gestione delle visite e dei risarcimenti per infortuni, vittime e parenti, esistono altre organizzazioni che ne forniscono di diversi.

Una delle più longeve fra queste è l’Osservatorio nazionale morti sul lavoro che dal 2008, instancabilmente e in modo totalmente volontario, monitora quotidianamente la striscia di sangue senza fine che insozza il nostro paese con livelli incomparabili alle altre nazioni cosiddette sviluppate. Ogni morto viene catalogato in modo dettagliato con sotto statistiche territoriali e di categoria di lavoro.

Ebbene, l’Osservatorio guidato da Carlo Soricelli – ex metalmeccanico che da quando è andato in pensione porta avanti la sua personale battaglia di trasparenza e civiltà per denunciare i «10 mila morti che non risultano» – sui primi sette mesi dell’anno ha numeri molto diversi dall’Inail.

Nell’ultimo report, l’Inail certifica che tra gennaio e giugno sono state presentate all’istituto 450 denunce di infortunio mortale, con un calo del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2022. E che se l’andamento infortunistico dovesse confermarsi anche nella seconda metà dell’anno, il 2023 potrebbe chiudersi con meno di mille morti sul lavoro.
Molto più alti i numeri dell’Osservatorio. «Dall’inizio dell’anno sono morti complessivamente 848 lavoratori, di questi 542 morti sui luoghi di lavoro (tutti registrati), gli altri sulle strade e in itinere e in altri ambiti lavorativi».

Con un mese in più, siamo comunque a numeri quasi doppi rispetto all’Inps: 848 contro 450.

Una differenza abissale che non si spiega neanche con la spiegazione delle differenze di classificazione illustrate dallo stesso Osservatorio: «per noi chiunque che muore mentre svolge un lavoro è considerato un morto sul lavoro, ci sono tutti anche chi ha un’assicurazione diversa da Inail o che muore in nero».

«Nei primi sette mesi i morti sui luoghi di lavoro (escluso “itinere”) sono stati 542 contro i 451 del 2022, un aumento spaventoso del 17% – denuncia Soricelli – . Se poi andiamo al primo anno di monitoraggio, al 31 luglio del 2008 i morti furono 358, con un aumento maggiore del 36%».

«Io – spiega Soricelli, – preferisco confrontare il dato sui morti sul luogo di lavoro perché se si mettono insieme a quelli “in itinere”, cioè a quelli morti mentre si stavano spostando, si fa solo confusione e gli italiani non capiscono le vere dimensioni del fenomeno».

L’Inail non ha mai ribattuto ai numeri di Soricelli: «Fanno tutto per ignorare le mie denunce, ma adesso stiamo per creare una «associazione più strutturata e dovranno rispondermi».