Intorno alle ragioni del decesso di Vakhtang Enukidze rimangono aperte diverse piste. Il 38ennne cittadino georgiano è spirato sabato 18 gennaio, poche ore dopo il trasporto in ospedale dal Cpr di Gradisca d’Isonzo. La versione diffusa inizialmente attribuiva le cause della morte alle conseguenze di una rissa tra migranti avvenuta martedì 14. L’ipotesi è stata smentita dalle testimonianze raccolte durante due visite ispettive dal deputato Riccardo Magi (+Europa), «nella colluttazione Enukidze ha avuto la meglio», e dal fatto che l’altro uomo coinvolto, un egiziano, è stato rimpatriato tra lunedì e martedì scorso. Difficile credere che il potenziale omicida sia stato allontanato dall’Italia prima della conclusione delle indagini.

L’ATTENZIONE si è quindi concentrata sulle modalità con cui le forze dell’ordine hanno sedato la colluttazione tra i due reclusi. Alcuni testimoni hanno raccontato a Magi che circa 10 agenti sarebbero intervenuti in maniera pesante, colpendo il georgiano e «trascinandolo via come un cane». L’uomo avrebbe sbattuto la testa in una caduta. In seguito a questo episodio, Enukidze è stato trasferito in carcere, forse dopo un passaggio in pronto soccorso. Lì è apparso turbato, agitato, ma le sue condizioni non hanno destato preoccupazione. Giovedì è comparso davanti a un giudice nell’udienza di convalida per l’aggressione, difeso dall’avvocata Marzia Como.

LA LEGALE non ha voluto rilasciare dichiarazioni sullo stato del suo assistito in quel momento, ma il Garante dei detenuti Mauro Palma, che lunedì scorso ha visitato Cpr e carcere e chiesto informazioni alla Procura in qualità di persona offesa, ha confermato al manifesto che durante l’udienza Enukidze era in grado di rispondere alle domande. Dopo la testimonianza della polizia sulla presunta aggressione, infatti, ha preso parola e detto al giudice che quella versione era solo parzialmente corretta.

IL GIUDICE ha rilasciato il georgiano a piede libero. Così è stato portato nuovamente nel Cpr. Ha varcato il cancello intorno alle 8 di sera dello stesso giorno. Il Garante ha visionato la scheda di ingresso, dove il personale del centro di detenzione ha scritto che Enukidze era vigile. Quando le altre persone recluse lo hanno rincontrato, però, lo hanno trovato in pessime condizioni. A Palma hanno riferito che barcollava, era dolorante e aveva ematomi evidenti (che potrebbero anche avere origine nell’episodio del martedì). A Magi hanno detto che non riusciva a stare in posizione eretta e aveva le gambe piegate. Il deputato ha anche affermato che dalle  informazioni raccolte risulta che i compagni di cella di Enukidze hanno chiesto l’intervento medico nella notte di venerdì, senza ottenere risposta fino al sabato mattina. Che cosa ha causato l’aggravamento delle condizioni del georgiano? Il nodo principale della vicenda è stretto intorno a questa domanda, sebbene altri interrogativi riguardino le motivazioni della mancanza di un’adeguata e rapida assistenza medica.

IL DOTTOR Vittorio Fineschi, direttore dell’Unità operativa complessa di medicina legale e assicurazioni della Sapienza, ha rilasciato un parere scientifico al manifesto affermando che il nesso tra un episodio di scontro fisico e un decesso successivo di oltre 72 ore, durante le quali il soggetto rimane lucido, può verificarsi principalmente in tre casi: «presenza di un ematoma a livello subdurale dell’encefalo, rottura della milza in due tempi o, evento più raro, sanguinamento interno per rottura delle viscere». Sarà l’autopsia a dire cosa ha ucciso Enukidze e verificare l’eventuale presenza di questi traumi. Si svolgerà lunedì alla presenza del legale della famiglia, nominato solo ieri dopo diversi giorni di attesa, e di un rappresentante del Garante dei detenuti.

SE QUEGLI ELEMENTI non venissero rilevati, sarà ancora più importante capire in maniera dettagliata cosa è accaduto giovedì sera, al rientro tra le mura del Cpr.