«I sindaci hanno ragione quando protestano per gli effetti del decreto immigrazione. Sui singoli aspetti si può discutere. Ma complessivamente il provvedimento rompe la concertazione fra governo e sindaci, che è stata l’infrastruttura che ci ha permesso di reggere la pressione immigratoria degli anni 2015 e 2016, quella vera. Oggi parliamo di 20mila persone, una cifra inferiore a quella del 2013 e 2012». Una vita da prefetto, un curriculum sterminato – commissario di Roma, direttore dell’Agenzia dei beni sequestrati alla criminalità, capo dipartimento per l’immigrazione, capo di gabinetto del Viminale di Minniti e oggi direttore del Consiglio italiano per i rifugiati – Mario Morcone è un’autorità riconosciuta sul tema del giorno.

Si parla di disobbedienza del sindaci. Ma i sindaci in realtà non stanno disapplicando il decreto sicurezza, puntano al giudizio della Corte.

Infatti. Quello dei sindaci che in queste ore stanno parlando è un gesto politico forte. Ma li conosco, ne ho stima, non credo che si arriverà a una effettiva disapplicazione della legge. Hanno posto un problema importante. Per fortuna la presidenza del consiglio sembra volere un tavolo per discuterne.

Conte ha annunciato un gesto distensivo. Ma per Salvini il decreto non si tocca.

Si vedrà in parlamento. Quella dell’anagrafe non è nemmeno la questione di maggiore impatto. Le prossime settimane, mano a mano che non verranno più concesse forme di protezione umanitaria, avremo molte persone fuori dai centri. Il problema sarà scaricato sulle comunità locali. I sindaci, alla fine, se ne sono resi conto.

Lei era al Viminale di Minniti. Vi siete posti il problema delle anagrafi?

È vero, nel 2017 quando è stato elaborato il decreto Orlando Minniti sull’immigrazione ci fu una discussione, vide contrapposti i sindaci fra chi voleva la norma e chi no. Erano schieramenti non sempre omogenei. Ma ripeto: è una questione rilevante ma i veri danni arriveranno dalla riduzione dei servizi, dalla riduzione dello Sprar alle sole persone che hanno lo status di asilo e protezione sussidiaria. E soprattutto dall’abolizione della protezione umanitaria come forma flessibile a disposizione dello Stato per tanti casi che non rientrano nelle norme di Ginevra.

La maggioranza trasforma la propaganda in atti di governo.

Un errore. Nel medio e lungo termine questi atti avranno un effetto proprio sulla sicurezza delle comunità, che viene sbandierata come obiettivo. L’Italia è uno dei paesi più sicuri d’Europa. Ma abbiamo valori e principi da difendere.

Che succede se il ministro dell’interno dà dei traditori ai sindaci?

Non commento le frasi eccessive del dibattito politico. Sono convinto che la strada della sicurezza è quella della convivenza civile e del rapporto costante con chi ha la responsabilità delle comunità locali. Questo filo si è rotto.

Cosa succederà?

Temo che l’esigenza di una parte politica di tenere sempre caldo l’argomento porterà a gesti sempre più forti. Sono preoccupato. Così come preoccupa la mancata firma dell’Italia sul Global compact: una scelta che ci tiene distanti dagli stati con i quali abbiamo comuni valori in Europa e ci fa vassalli di Putin e di Trump.

Mi gli stati europei non sono pervenuti, neanche nelle ultime vicende di Sea Watch e Sea Eye.

È vero, sin dai tempi dell’agenda Junker aspettiamo risposte. Ma sono temi che vanno affrontati con accordi e alleanze, non con atteggiamenti muscolari che ci isolano.

Il sindaco De Magistris può ’aprire’ il porto di Napoli e sostituirsi al governo?

No, ma è un gesto politico importante, una disponibilità che altri sindaci hanno dato. È tempo di sedersi a un tavolo per trovare una politica per governare l’immigrazione.

L’Italia ha chiuso i porti senza un provvedimento formale?

È una responsabilità delle autorità portuali e del ministero delle Infrastrutture. Non so come immaginano di impedire l’ingresso di una nave che ha a bordo una situazione di salvaguardia della vita umana. Non si deve arrivare a questo punto. Aggiungo che Sea Watch e Sea Eye hanno firmato davanti a me il codice delle Ong.

Sta dicendo che sono Ong ’affidabili’?

Dal mio punto di vista sì. Ma è chiaro che questo governo vuole azzerare il lavoro delle Ong, cosa che noi non abbiamo mai avuto in mente di fare. Ci tengo a sottolinearlo al manifesto. Sostenere che la politica di Salvini è in continuità con quella di Minniti è una truffa. Noi non abbiamo mai pensato allo stop degli sbarchi ma al governo degli sbarchi.

È lo stesso Salvini a sostenere di voler finire il lavoro iniziato da Minniti.

È l’idea che la destra cerca di far passare. Ma è falsa. Quando dal Viminale fanno sapere che il problema dell’anagrafe si era già posto con Minniti, è lo stesso tentativo. Uno modo furbesco di far passare l’operazione. Ma non date retta.