A Roma, al quartiere Primavalle, pugni in faccia. In una scuola cattolica di Monza l’umiliazione. Da una parte la violenza al grido “frocio di merda”, una scena piuttosto consueta nelle strade della capitale, dall’altro un incredibile dispositivo di allontanamento di un adolescente invitato a restarsene in corridoio perché gay – “ma per tutelarlo”, dirà il preside. Sono solo gli ultimi episodi di violenza e discriminazione ai danni di due ragazzi omosessuali, due fatti diversi tra loro ma ugualmente gravi che dovrebbero imporre se non altro una seria discussione sulla tutela dei diritti delle persone omosessuali. Quanto tempo bisognerà aspettare per avere una legge contro l’omofobia dovrebbe dirlo il governo Renzi, oppure la ministra per l’istruzione Stefania Giannini che nei giorni scorsi si è dovuta impegnare in una polemica surreale per contrastare la delirante campagna contro l’inesistente “teoria del gender” agitata dall’ultra destra cattolica. La realtà, purtroppo, è ancora più dolorosa delle farneticazioni.

 

L’aggressione del 26enne romano è stata denunciata dal Gay Center. “Nonostante ci fossero persone in zona – spiega Fabrizio Marrazzo – nessuno lo ha aiutato neanche quando gli aggressori se ne sono andati. Il clima di odio che certe parti sociali e politiche stanno creando verso i gay, alimentando sentimenti di paura con fantomatiche teorie inesistenti come quella gender e la completa mancanza di riconoscimento di diritti sul piano legislativo, rendono i gay socialmente sempre più vulnerabili”.

 

Il caso di Monza è più controverso e per certi versi, se confermato, ancora più odioso perché chiama direttamente in causa la scuola, il luogo che più di altri dovrebbe respingere qualunque tipo di discriminazione. La famiglia di un sedicenne che frequenta un istituto professionale cattolico ha scritto una lettera pubblicata sul Giornale di Monza per denunciare l’allontanamento del figlio dall’aula perché omosessuale. Un fatto “inaccettabile” che è stato denunciato ai carabinieri che in seguito si sono presentati a scuola. L’antefatto è desolante e lascia supporre un tipo di atteggiamento piuttosto comune nei confronti degli omosessuali: il ragazzino aveva pubblicato sul suo profilo Instagram una foto con un altro ragazzo a torace nudo. Per la famiglia si tratta di una normale foto delle vacanze, per il preside Adriano Corrioni, che nega qualunque tipo di discriminazione, si tratta invece di uno scatto imbarazzante che avrebbe messo in agitazione la classe. “I suoi compagni di classe – si giustifica il preside – hanno segnalato l’immagine ai gestori del social e l’hanno fatta rimuovere, altri però hanno avuto per lui commenti forti e facendolo uscire dall’aula abbiamo voluto proteggerlo in attesa che arrivasse la madre che però non ha mai risposto al telefono”. L’omofobia, dunque, non c’entrerebbe niente. Anzi. “Anche il santo padre è stato chiaro sulla questione, figuriamoci se noi ci mettiamo ad emarginare un ragazzo per questo motivo, lunedì era già in classe”.

 

La ricostruzione non convince l’Arci gay che chiede l’intervento del Miur: “E’ un fatto sconcertante e gravissimo – dichiara il presidente Flavio Romani – e spetta al ministero inviare i proprio ispettori. Qualora le circostanze fossero confermate, e il modo in cui il dirigente scolastico rivendica i suoi provvedimenti pare lasciare pochi dubbi, sarebbero doverose l’immediata interruzione di qualsiasi forma di accreditamento pubblico e l’applicazione di qualsiasi strumento per sanzionare una pratica politica discriminatoria grave, perché violenta nel messaggio e estremamente dannosa”. Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, punta decisamente più in alto chiedendo l’intervento del Vaticano. “Oltre alla richiesta di immediate spiegazioni da parte della Regione Lombardia cui la scuola è accreditata e l’intervento del Miur – afferma – mi chiedo: cosa ne pensa Papa Francesco? Il suo chi sono io per giudicare un gay? è evidente che non raccoglie molti consensi in alcuni ambienti cattolici che si sono scatenati con sceneggiate e prese di posizioni omofobe”.

 

Nicola Fratoianni, coordinatore nazionale di Sel, ha presentato un’interrogazione parlamentare: “Perché il governo invece di punire i responsabili di questi episodi caccia invece il direttore dell’Ufficio Nazionale antidiscriminazioni colpevole di fare il suo lavoro istituzionale? Anche stavolta sui diritti delle persone il silenzio di Palazzo Chigi peserà come un macigno”. Anche il deputato del Pd Alessandro Zan ritiene utile “informare” il ministro dell’Interno Angelino Alfano, “la vicenda di Monza, se confermata risulta di una gravità inaudita perché sottoporrebbe il minore a un trattamento degradante e discriminatorio, violando il suo diritto all’educazione ma ancor prima la sua libertà e dignità”.