Giornata nera per la procura di Siena. Dal gip Ugo Bellini arriva un duro colpo all’ipotesi accusatoria di truffa e usura aggravata ai danni del Monte dei Paschi per la ristrutturazione del fallimentare derivato Alexandria. Il gip non convalida il decreto di sequestro emesso dieci giorni fa ai danni di Banca Nomura e degli ex vertici di Rocca Salimbeni (Mussari, Vigni e Baldassarri), smontando pezzo per pezzo la ricostruzione dei pm.
Prima di tutto non c’era l’urgenza di effettuare i sequestri, obietta il giudice, di fronte a una transazione finanziaria del 2009 e vecchia ormai di quattro anni. Per giunta anche i presunti reati non appaiono motivati a sufficienza. Sull’ipotesi di usura, il gip osserva che all’epoca il Monte non era ancora (ufficialmente, ndr) in crisi finanziaria, tanto da essere considerato in stato di bisogno. Quanto alla truffa, se è vero che il contratto stipulato con Nomura era stato nascosto nella cassaforte del dg Vigni, dentro la banca c’era chi conosceva la natura dell’operazione. Agli atti ci sono testimonianze di dirigenti dell’area finanza e del risk management, che avevano capito quali sarebbero stati gli effetti della transazione. E si erano opposti. Anche se inutilmente.
I pm Nastasi, Natalini e Grosso sbloccano le attività finanziarie della filiale italiana di Nomura, per una somma complessiva ipotizzata in 140 milioni di euro. Almeno per ora non daranno seguito all’annunciata rogatoria internazionale per «congelare» il miliardo e 800 milioni dati in garanzia da Mps alla banca d’affari giapponese, nelle pieghe della ristrutturazione di Alexandria. Dissequestrano anche i 14,4 milioni di proprietà dell’ex presidente Giuseppe Mussari (2,3 milioni), dell’ex dg Antonio Vigni (9,9 milioni), e dell’ex capoarea finanza Gianluca Baldassarri (2,2 milioni). Cadono anche le accuse nei loro confronti per questa tranche dell’inchiesta. Così come cadono quelle per l’attuale presidente di Nomura, Sadeq Syeed, che all’epoca trattò con Mps, e per il responsabile della filiale italiana Raffaele Ricci.
Con ogni probabilità la procura farà ricorso al tribunale dei riesame contro la decisione del gip. Resta il fatto che, per la prima volta nella storia della lunga e complessa inchiesta sul MontePaschi, la ricostruzione della pubblica accusa non viene confermata da un giudice. Una battuta a vuoto, su uno dei principali filoni di indagine. Il tutto alla vigilia dell’assemblea degli azionisti in programma domani, dove all’ordine del giorno c’è anche l’azione di responsabilità – già avviata al Tribunale di Firenze – contro la vecchia gestione del Monte dei Paschi (Mussari, Vigni e Baldassarri) ma anche contro Nomura e Deutsche Bank. Con una richiesta di risarcimento danni quantificata dai nuovi vertici della banca, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, in un miliardo e 200 milioni: 700 per gli effetti nefasti del derivato Alexandria, e 500 per l’altro fallimentare derivato Santorini stipulato con la banca tedesca.