ll doppio album si chiude con una tempesta di suoni, urla brutali, striduli animaleschi del sassofono, in cui a fatica si percepisce dove termina il synth e dove iniziano gli ottoni. Il brano si intitola He locked the Door, meraviglia noise firmato dal trio Merzbow, Mats Gustafsson e Balázs Pándi, uno dei quattro brani per i quasi 90 minuti di distorsioni e arrovellamenti che compattano i 2 lp di Cuts Open. Un progetto discontinuo e imprevedibile come i luoghi musicali che indaga, nato nel 2013 dal motore immobile Masami Akita (alias Merzbow), stella giapponese del noise, e a cui occasionalmente ha aderito Thurston Moore, dove la regola forse è l’improvvisazione ma quella più cupa e ansiogena; tagli, lacerazioni che ricoprono un tessuto sonoro che sembra sempre sul punto di decomporsi. Il batterista ungherese Pándi decongestiona le dissonanze come in We went up with Mother mentre sax e flauto dello svedese Gustafsson permettono di accedere e spegnere stati di tensione e alimentare l’attesa. Registrato in Giappone nello Studio GOK di Tokyo, è un album consigliato per chi brama arie derivate dalle viscere del mondo moderno.