Lo scenario è una cittadina della riviera ligure, Rapallo, prima della «rapallizzazione», il sacco cementizio che piantumò di falansteri orti e giardini, sfasciando il paesaggio. Il tempo una irripetibile contingenza, quando per una imperscutabile congiunzione astrale la «perla del Tigullio» fu scoperta e frequentata da un universo di personaggi, alcuni coniugabili alla leggenda. La rappresentazione è un clima, un’età inabissata, con in cartellone una folla di vedette, primattori, caratteri e comparse. L’ensamble è assimilabile a felici e dolenti rievocazioni, declinate tra il piacere del ricordo e la nostalgia per un tempo perduto che, ideale sospesa affinità, porta idealmente, mutati ovviamente luoghi e personaggi, dalle parti del Souvenir du monde di Elisabeth de Gramont e del Mondo di ieri di Stefan Zweig.
L’autore dell’internazional-ligustico-memoir Ieri a Rapallo (Il Canneto Editore, a cura di Massimo Bacigalupo, pp. 233, € 20,00) è Giuseppe Bacigalupo (1912-1999), un medico, anch’egli personaggio di sofisticata eccentricità come molti dei suoi pazienti che si erano rifugiati in quell’allora quasi sognato pianeta rivierasco per vivere in una dimensione altra e dei quali l’autore di questa originale «autobiografia collettiva», con vitale partecipata confidenza, evoca vicende pubbliche e private in giornate inabissate che ebbero apicale fulgore negli anni tra le due guerre, in una sorta di atemporale belle époque.
Con l’abilità di un ritrattista, nel suo album di ricordi venato a tratti di ironiche affettuosità per i suoi personaggi, sullo sfondo di un paesaggio quasi sognato, ecco vita e «miracoli» degli «attori» che passavano il tempo nelle ville, nei circoli del golf e del tennis e nei caffè, ove Bacigalupo «fotografa» Ezra Pound: a un «estraneo», impossibile dire a che mondo appartenesse. Isolato in una impenetrabile dimensione, anche se il suo medico, appunto Bacigalupo, l’autore dei Cantos lo fa affiorare attravrso le vissitudini, le disavventure, le eccentricità e lo evoca con la sua tormentata biografia. La stessa attenzione, cavata dal ricordo, con cui, ai tavolini dei caffé affacciati sul mare, Bacigalupo sorprende gli interpreti du monde i cui solo nomi hanno la forza di far vedere il catalogo delle più sofisticate sensibilità artistiche e letterarie del tempo: Gerhart Hauptmann, W.B. Yeats, Emil Ludwig, Jacob Wassermann, Oskar Kokoschka, Gerhart Münch, Max Beerbohm, Sem Benelli, Salvator Gotta, Thomas Mann, Franz Werfel.
C’era pure l’internazionale mondana nutrita di americani, formidabili bevitori e giocatori di bridge sempre sul limite dell’ebbrezza alcolica: erano evasi dal proibizionismo e dal patrio provincialismo, sbarcando in riviera dopo aver soggiornato magari a Roma e a Parigi… E gli inglesi… Con l’Europa scossa dalla guerra di Spagna e «sorpresa» dall’ascesa di Hitler al potere le cui eco arrivavano certo ovattate in quella Rapallo, erano guardati con ironia a causa della loro abituale alterigia di essere stati i primi a scoprire il Tigullio. Bacigalupo in una specie di catalogo per specie umane, con il piglio dell’entomologo, distingue i protagonisti della vita rapallese in solatii e umbratili: quelli che si dedicavano allo sport e quelli che fatte le ore piccole smaltivano la stanchezza dormendo fino a mezzogiorno. Per incontrarsi tutti insieme al rito dell’aperitivo.
Il mito di Rapallo resistette fin al dopoguerra, nei «favolosi anni Cinquanta». Lo scenario stava mutando. Il Tigullio divenne ancora meta privilegiata di celebrabili attori. Acclamatissimi, con le loro storie umane, onusti di successo: le sorelle Gish, autentica leggenda; Rex Harrison, prima con la terza moglie Key Kendall, poi con la quarta, Rachel Roberts.
L’autore del libro, che visse al centro di quella favolosa tranche de vie e la illustra con una fitta narrazione affollata di curiosi accadimenti, aveva mediato la professionalità dalla madre Elfriede Antze, d’origine tedesca, «indimenticabile esempio di come essere medici»; e fors’anche la vocazione all’internazionalità: conoscere e frequentare gente dalle amicizie sparse per l’universo mondo, capaci di parlare con scioltezza due o tre lingue. Lo spirito che lo aveva animato, giovanissimo campione di tennis, formidabile velista, e poi medico in piena attività, doveva essere stato certamente vòlto alla cura del corpo ma anche dell’animo di snob e originali pazienti, diventati col tempo amici. Raccontandoli compie una indagine vissuta con naturalezza nutrita di attenzione e umanità: coglie gli imperscrutabili ritmi dei caratteri comprendendo gli insondabili garbugli del cuore di una folla di «tipi» che per le più difformi ragioni, alla ricerca di se stessi e del senso dell’esistenza, avevano trovato un temperante esilio a Rapallo.
Il medico Bacigalupo, dalle «stranezze» e anche dalle inconfessate intimità, aveva forse compreso il senso intimo di quelle vite che potevano sembrare a un osservatore superficiale soltanto esistenze eccentriche. Personaggi di uno spettacolo. Poteva tuttavia chiudere l’album dei ricordi con soddisfatta serenità: «Guardando indietro posso solo dire: è stata una bella giornata».