Bastavano la sua folle acconciatura con i capelli neri tutti tirati in su, il suo neo sul viso tondo e bianchissimo, il folle camper lungo 22 metri, largo otto, con pavimento di granito brasiliano, il suo passato di regina degli elefanti e di regina cattiva del peplum, fra Ursus, Sansone e Maciste, l’adorazione di Federico Fellini e del primo universo gay a fare di Moira Orfei una divinità non solo del circo e dello spettacolo, ma di tutto il panorama italiano del 900. Altro che Madonna o Kim Kardashan. Moira che recita negli schermi fiammeggianti del nostro cinema avventuroso dei...