Spezzeremo le reni alla cassa dritta. Deve aver pensato qualcosa di simile il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi quando tra sabato notte e domenica mattina è stato raggiunto dall’eco dei bassi del rave modenese. Una ghiotta occasione per regolare i conti con il popolo dei «free party» e parlare di «discontinuità» con la precedente inquilina del Viminale, Luciana Lamorgese. Così ha ordinato lo sgombero immediato e si è affrettato ad annunciare una stretta sui raduni elettronici (e non solo).

In realtà ragazze e ragazzi hanno continuato a ballare per tutta la giornata di domenica. Circa 4mila i partecipanti al «Witchtek», festa tekno delle streghe, secondo alcune stime. Ieri mattina la celere ha circondato il capannone in disuso trasformato in una cittadella della musica elettronica. Mentre il potente impianto era ancora accesso e sparava musica sopra i 140 bpm, la destra era già all’attacco per rivendicare lo sgombero. Matteo Salvini ha rispolverato lo slogan «la pacchia è finita» festeggiando il «pugno duro contro droga, insicurezza e illegalità». In realtà il pugno duro, almeno a Modena, non c’è stato.

Le forze dell’ordine hanno intavolato una trattativa con gli organizzatori che è andata a buon fine. «La polizia non entra. Non entriamo. Non abbiate paura. Siamo qui perché l’edificio è pericolante ed è stato sottoposto a sequestro. Non siamo qua per voi», ha ripetuto un funzionario presente sul posto. Così intorno all’ora di pranzo i partecipanti hanno prima ripulito dai rifiuti il capannone e poi abbandonato tranquillamente l’area. La questura di Modena fa sapere che sono state identificate mille persone e 153 mezzi. «Ce lo aspettavamo, ci sta. Rimonteremo da un’altra parte», ha detto uno dei partecipanti ai microfoni di Radio1.

In fin dei conti la gestione non è stata troppo differente da quella del rave di Valentano che nell’estate 2021 aveva sollevato dure polemiche contro l’ex ministra Lamorgese, con le richieste di dimissioni dalle destre. L’unica differenza sta nella diversa durata dei due eventi, più lungo quello viterbese. Dopo il quale, tra l’altro, decine di iniziative simili, anche se di dimensioni minori, sono state interrotte da nord a sud. Fino allo sgombero con cariche, feriti e fermi del 14 agosto scorso, quando un migliaio di persone sono state sorprese a ballare nelle campagne salentine di Castrì.

Il vero «pugno duro» è arrivato nel pomeriggio, dal primo Consiglio dei ministri operativo del governo Meloni, con l’introduzione di un reato ad hoc con pene tra 3 e 6 anni per chi «organizza o partecipa a invasioni di terreni ed edifici finalizzate a raduni di oltre 50 persone da cui possono derivare pericoli per incolumità, ordine o sanità pubbliche». Potrebbe colpire anche altri tipi di iniziative, dalle occupazioni abitative alle feste universitarie.