Lei è Isabelle Huppert, diva con la meravigliosa disponibilità di trasformarsi a ogni nuovo personaggio, complice di Paul Verhoeven nelle tortuosità di Elle, borghese in caduta libera come si vedrà presto in Happy End, il nuovo film di Haneke presentato in concorso a Cannes. E, tra i due, eccola con la cuffietta bianca in testa, operaia in una fabbrica di paté, un passato (sepolto) da cantante all’Eurofestival negli anni Settanta in Souvenir di Bafo Defurne, giovane regista belga – in Italia scoperto al festival torinese (ormai estinto) Da Sodoma a Hollywood – con una certa passione per le donne deluse nel sogno di essere idoli pop già al centro del suo lungometraggio d’esordio, Sur le chemin des dunes (2011), storia di un ragazzino gay la cui madre aveva partecipato a un concorso di bellezza.

Gusto retrò, atmosfere surreali, negli occhi il melodramma classico hollywoodiano – l’autore dice di essersi ispirato a Douglas Sirk seppure rivisitandolo in leggerezza – Souvenir aprirà stasera il Mix, il festival di cinema Gaylesbico e Queer Culture di Milano (Piccolo Teatro Strehler fino al 18, ingresso gratuito con tessera all’Associazione culturale Mix, www.festivalmixmilano,com) in un doppio programma musicale (già perché in Souvenir Huppert canta) insieme a Chavela Vargas, magnifico omaggio alla cantante messicana (ma di origine costaricana) firmato da Catherine Gund e Daresha Kyi. Un ritratto tra archivi, ricordi di amici, artisti, musicisti, le parole della stessa Chavela, morta nel 2012, che restituiscono un’icona fuori dal tempo, cantante dell’amore per le donne (si è sempre dichiarata lesbica), di cui si innamorarono Frida Kahlo e Ava Gardner. Ideato da Giampaolo Marzi, diretto e prodotto – come si legge sui materiali per la stampa – con Rafael Maniglia, Debora Guma, Andrea Ferrari, Joe Balass, Cristina Zanetti, Francesca Bellone, Michela Giorgini, Marco Bravo, Elena Rossi Liguanti, a sottolineare una dimensione collettiva che soprattutto oggi non è per niente scontata, il Mix viene fabbricato ogni anno (con molta passione e molta ostinazione) a partire da una necessità vissuta, che è anche una dichiarazione politica, e non maschera dietro al gender altre ambizioni. Nato 31 anni fa è infatti un festival di cinema e insieme un riferimento per la comunità gay, lesbica, queer, trans , l’unico ormai in Italia – naturalmente a Palermo c’è il meraviglioso Queer Festival il cui materiale di lavoro è però più composito essendo il solo festival palermitano – e per la città tutta che popola le proiezioni e il sagrato del Piccolo.

Certo nel tempo il cinema di «genere» è cambiato, sintonizzandosi su epoche e esigenze molto diverse – e cogliere queste diverse direzioni dell’immaginario è uno degli obiettivi della manifestazione – anche se fa forse molto si dà per scontato; è sorprendente ad esempio guardando le immagini del film di Robin Campillo, 120 battiti al minuto, Gran Premio all’ultimo festival di Cannes, che uscirà da noi nei prossimi mesi, come fosse difficile la battaglia di Act Up in Francia sull’Aids, su prevenzione e cura, fino agli inizi degli anni Novanta. Così come oggi le cronache ci dicono di violenza, bullismo, sopraffazione tra gli adolescenti, complice la dimensione virtuale, pregiudizi mai superati.

Mix dunque, perché come recita lo slogan della 31a edizione «chi ama condivide» che è un po’ la miscela di vite e film. Tra quelli nel programma (fuori concorso) il Diario Blu(e) alla prima persona di Titta Cosetta Raccagni, un racconto di formazione dell’adolescenza, quella della regista, che scopre i momenti di confusione, le ragazze, la compagna di scuola che riempie i suoi sogni, il desiderio che rimane in silenzio, la paura e il cuore che si fa fatica a liberare. Sono i ’90 in cui nasce la Lega, il Pci si dissolve, c’è la Guerra del Golfo, alla radio i Nirvana cantano Smells Like Teen Spirit, il mondo dentro e fuori sembrano molto distanti.

Famiglia e gender, ovvero: come dire al proprio genitore conservatore che alleva e macella polli di essere innamorata di una donna? È il dilemma di Teresa, astrofisica e vegana, fidanzata con Daniela. Le due si vorrebbero sposare ma Teresa non riesce a parlare col padre che considera lei e gli altri della famiglia – tutti costretti a menzogne di sopravvivenza – degli extraterrestri … E lo dice anche il titolo, Extra Terrestres, di questa commedia ad alta precisione firmata da Carla Cavina. E a «dimensione familiare» è anche il doc The Guys of Next Door di Amy Geller e Allie Humenuk, riflessione sul concetto di «famiglia», a partire dalle vite di Erik e Sandro, coppia gay con figli avuti con l’amica Rachel, e sulla donna sposata con un uomo col quale ha tre figli.

Tre anni nella vita di queste famiglie che ne mostrano gli sforzi per costruire una dimensione comune. Una storia d’amore contrastata è quella che vivono Zaynab, avvocata di origini pakistane, e Alma, messicana americana, che condividono la passione per il wrestling. Dal loro incontro affiora il paesaggio di una grande metropoli come Chicago e quelle distanze che creano cultura, educazione, legami familiari, stati d’animo di ciascuno – Signature Move di Jennifer Reeder in anteprima italiana. Finale domenica con Heartstone Guomundur Amar Guomundsson, il rito di passaggio dell’estate e l’adolescenza, due ragazzini, l’incontro con la prima ragazza, la rivelazione improvvisa per uno di loro di un sentimento verso l’altro fino a quel momento sconosciuto.